• Al ballo mascherato partecipano tutti i miti, tutte le autorità, i personaggi, i ruoli che hanno imposto all'impiegato un comportamento alienante e che, ora, vengono smascherati su un quasi beffeggiante ritmo swing. Lo sguardo passa su ognuno di questi personaggi, raggruppati senza badare alle differenze temporali e a quelle di luogo. Il primo è Cristo, mito della religione che tenta da sempre di imporre a tutti lo stesso comportamento. A lui non poteva che affiancarsi la madre, Maria, ormai insoddisfatta della propria maternità anormale.
    Poi è il turno di Dante, il sommo poeta, ritratto come un guardone intento a spiare Paolo e Francesca, roso dall'invidia per un amore così umano e normale; di questi amanti Dante ha fatto un modello, cercando così di strapparli alla loro semplice felicità.
    Dopo aver smontato anche il mito del colonialismo (l'ammiraglio Nelson), l'impiegato passa alla famiglia: il padre, sempre diviso tra l'affetto e l'autorità che la sua veste sociale gli impone e la madre, relegata a donna di casa e a non splendere di luce propria. Allo scoppio della bomba il padre esplode dopo, prima il suo decoro, mentre la madre, prima di morire, riesce perfino a provare pietà per la propria vita.
    L'ultimo a morire è l'amico che gli ha insegnato il come si fa. Con la sua uccisione l'impiegato, in questo sogno, ha portato a termine la propria liberazione, si è ribellato perfino contro chi gli ha insegnato a ribellarsi, in realtà, ha compiuto anche l'estremo sacrificio sull'altare dell'individualismo, del quale ormai è vittima: anche se non se ne rende conto, ha già cominciato quel riavvicinamento al sistema che renderà vano ogni tentativo di ribellione.
    Lo stesso tono demistificatorio e surreale si ritroverà nel brano tradotto da Bob Dylan, Via della povertà, dell'album successivo.
    [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 85-86]


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    Bob Dylan ha già raccontato la sua sfilata di celebrità capovolte (da Cenerentola ad Einstein, da Caino e Abele a Casanova, da Nerone a Ezra Pund) in quella Desolation row che lo stesso De André l'anno successivo deciderà di trasformare con De Gregori nella Via della povertà. Intanto ci invita Al ballo mascherato, il luogo ideale dove l'impiegato vorrebbe piazzare la bomba per far deflagrare un'esistenza di comodità borghesi. Il primo dei tre sogni è una dotta e compiaciuta carrellata, su uno swing adulante, di icone che la bomba si diverte a strappare dal piedistallo e a mandare in mille pezzi: c'è Cristo tentato da Nobel per ottenere il premio della bontà, c'è Maria alle prese con problemi psicanalitici legati alla sua incerta natività, ma ci sono anche Dante descritto come un disprezzabile voyeur, l'improbabile confronto allo specchio di Grimilde tra la Statua della Libertà e quella della Pietà, c'è un esausto Nelson che vorrebbe condividere con i nemico storico Napoleone un po' di riposto, quasi pensionistico ("implora una Sant'Elena anche in comproprietà") e poi, come nei sogni da manuale, ci sono i genitori, quelli che l'impiegato prova più gusto a devastare in un'ironica e nostalgica crudeltà: "Mio padre pretende aspirina ed affetto / e inciampa nella sua autorità / affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo / ma lui esplode dopo, prima il suo decoro". "Mia madre si approva in frantumi di specchio / dovrebbe accettare la bomba con serenità / il martirio è il suo mestiere, la sua vanità / ma ora accetta di morire soltanto a età". La strage viene illuminata da un pertugio di luna che sbuca dal bagno e il nostro "bombarolo" sente finalmente il potere tra le dita al punto di minacciare l'amico che gli "insegnato il come si fa". E il sogno continua
    [Federico Pistone, Tutto De André. Il racconto di 131 canzoni, p. 108]