• Cantato a due voci da Fabrizio e da Ivano Fossati, è una riflessione sul tempo che scorre e, insieme, un elogio alla solitudine.
    La solitudine permette di osservare se stessi ed il proprio tempo, passato ma anche futuro, il tempo interno ("ore infinite come costellazioni e onde / spietate come gli occhi della memoria"), irregolare come la metrica di strofe e versi - la sovrapposizione di due voci sui passaggi di tempo lo conferma -, ma anche il tempo esterno ("paesi di domani / che sono visioni di anime contadine / in volo per il mondo").
    [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, p. 160]


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    Il titolo dell'album si rifà all'etimo delle due parole, "anima" e "salvo", e vuole mantenerne il significato originario di "spirito solitario". Nel verso "mi sono visto di spalle che partivo" della canzone omonima già si accenna al rifiuto della identità anagrafica, cioè del personaggio costruito da una autorità che vuole imporre a ciascuno di stare al mondo o al proprio posto; la solitudine, che in questo caso consiste in una scelta autonoma, consente di non stare nel mucchio: la sola condizione idonea a non essere contaminati da passioni di parte è uno stato di tranquillità dell'animo che permette di abbandonarsi all'assoluto, alle sue immagini e alle sue voci, interiori ed esterne, senza marchi posticci.
    [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, p. 74]


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    Con Rimini, Creuza de mä e Le nuvole è una delle quattro title track deandreane, ossia brani che aprono e danno il titolo all'intero album; ma questa è terza in scaletta e ha un testo poeticissimo focalizzato sul problema della solitudine, sulla condizione dei cosiddetti spiriti solitari: la salvezza di questi ultimi probabilmente arriva dal loro essere "diversi", cioè solitari per scelta, quindi liberi. Quest'elogio della solitudine diventa pure una riflessione sul tempo che passa, dove questo status consente di osservare meglio se stessi e la propria epoca, guardando sia al passato sia al futuro, in una complessa dialettica fra il tempo interno e quello esterno, fra le ore paragonate a costellazioni e i paesi proiettati nel futuro. Per capire il testo di questa canzone - e in fondo di tutto l'album- occorre guardare all'Autore che si rifà alle etimologie dei due termini - "anima" e "salvo" - nel mantenimento dell'accezione originaria sempre di "spirito solitario". "Nel verso 'Mi sono visto dispalle che partivo' - chiosa quindi Fabrizio - già si accenna al rifiuto dell'identità anagrafica, cioè del personaggio che vuole imporre a ciascuno di stare al mondo e al proprio posto". La musica infine è quasi piana o lineare, nello stile talkin' (semicantato) di certa neotradizione americana.
    [Guido Michelone, La storia dietro ogni canzone, p. pp. 29-30]