• Propongo l'originale da cui De André ha tratto la sua canzone per l'album Storia di un impiegato:
    Ne vous a guère touché;
    Même s'il n'y a pas eu
    De manif dans votre rue;
    Même si votre voiture
    N'a pas été incendiée;
    Même si vous vous en foutez!
    Chacun de vous est concerné.

    Même si vous avez feint
    De croire qu'il ne se passait rien,
    Quand dans le pays entier
    Les usines s'arrêtaient;
    Même si vous n'avez rien fait
    Pour aider ceux qui luttaient;
    Même si vous vous en foutez!
    Chacun de vous est concerné.

    Même si vous avez fermé
    Votre porte à notre nez,
    Une nuit que nous avions
    Les Céhèresses aux talons;
    Si vous nous avez laissés
    Matraquer sur le palier;
    Même si vous vous en foutez!
    Chacun de vous est concerné.

    Même si dans votre ville
    Tout est resté bien tranquille;
    Sans pavés, sans barricades,
    Sans blessés et sans granades,
    Même si vous avez gobé
    Ce que disait la télé;
    Même si vous vous en foutez!
    Chacun de vous est concerné.

    Même si vous croyez maint'nant
    Que tout est bien comm' avant,
    Parce que vous avez voté
    L'Ordre et la sécurité,
    Même si vous ne voulez pas
    Que bientôt on remett' ça;
    Même si vous vous en foutez!
    Chacun de vous est concerné.
    Si tratta di una canzone di protesta, liberamente tratta da un canto degli studenti parigini del maggio '68, quando si registrarono scioperi operai e manifestazioni studentesche contro il sistema capitalistico, accusato di produrre sfruttamento e ingiustizie sociali e di manipolare le coscienze con le verità dei mass-media.
    Rievoca gli avvenimenti accaduti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque - anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura, menefreghismo o avversione - è ugualmente coinvolto negli avvenimenti. Il finale sostiene che la rivolta, lungi dall'essere esaurita, ci sarà ancora, ed ancora più forte, in futuro.
    Esprimendo le motivazioni più profonde della protesta e della rivolta sessantottina, De André dichiara la propria adesione al movimento attraverso l'uso dell'aggettivo nostro e si schiera, come sempre del resto, contro i benpensanti che videro minacciato l'ordine stabilito.
    Il ceto medio, opportunista e formalista, è rappresentato con grande efficacia attraverso pochi elementi: la millecento, la fiducia nella televisione, il desiderio di non compromettersi votando ancora la sicurezza, la disciplina.

    Da segnalare qualche metafora. Lo stesso maggio (v. 1), oltre al suo ovvio livello denotativo, rinvia a una rinascita di forze intellettuali, volte al cambiamento e al miglioramento della società. Ci mordevano il sedere (v. 20), riferito alle auto della polizia, indica l'inseguimento.
    Da segnalare l'anafora con lievi variazioni lessicali del canto d'accusa: anche se voi vi credete assolti / siete lo stesso coinvolti (vv. 7-8), provate pure a credervi assolti... (v. 15), anche se allora vi siete assolti... (v. 31), per quanto voi vi crediate assolti (v. 41).

    ASPETTI METRICI
    Quattro strofe di otto versi, più una strofa finale di dieci. I versi sono di differente lunghezza: dal settenario (ad es. vv. 1 e 8) all'endecasillabo (ad es. vv. 2 e 30), dal quinario doppio (ad es. vv. 12 e 28) all'ottonario (ad es. vv. 19 e 38) al novenario (ad es. vv. 22 e 35). Le rime, poste con maggiore regolarità nella seconda parte, sono baciate: maggio/coraggio, assolti/coinvolti, gioco/poco, ecc., o alternate: mento/millecento, niente/studente, ora/ancora. Manca la rima ai vv. 3-5 e 9-11; vi è invece rima imperfetta ai vv. 21-22 e assonanza tonica ai vv. 34-36.






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    La canzone (liberamente tratta da un canto degli studenti parigini) con cui, nel 1973, ricvordava e in un certo senso celebrava il maggio francese di quattro anni prima, può veramente ritenersi ormai un testo classico, perché (...) esprimeva icasticamente e limpidamente le motivazioni più profonde della protesta e della rivolta sessantottina, del suo successo contingente, del suo valore perenne, con l’inesorabiltà di un’invettiva, quasi una maledizione transpolitica e metastorica.
    F. De Giorgi, in Fabrizio De André. Accordi eretici, EuresisEdizioni, 1997, p. 80]