• S'i' fosse foco è, come si legge sulla busta interna del disco, "il sonetto più terribile" del poeta "maledetto" Cecco Angiolieri; De André lo riprende in blocco su un divertente tempo di mazurca scandito marcatamente dal tamburo e accompagnato da chitarra e fisarmonica. La trasgressione distruttiva di Cecco, che tutti manda al rogo e non risparmia nessuno, si addice all’animo anarchico di Fabrizio.
    [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, p. 59]


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    È l'unico caso in cui Faber musica per intero una poesia, ovvero il celebre omonimo sonetto del poeta medievale Cecco Angiolieri (1260-2312). Tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, mentre la poesia italiana è sedotta dal Dolce Stil Novo, che canta l'amore attraverso immagini leggiadre, frasi ricercate, parole eleganti, l'irriverente Cecco scrive poesie fortemente provocatorie sino a tessere l'elogio dei vizi morbosi e delle passioni terrene. In tal senso, questo sonetto, che De André lascia tale e quale, musicandolo a ritmo di mazurka, appartiene pure a una tradizione goliardica volta all'improperio e alla dissacrazione, tra parodia e anticonvenzione. L'Angiolieri, con questa stessa lirica, si colloca all'interno e sulla vetta della scuola dei cosiddetti poeti giocosi, con uno stile risolto spesso in esercizio tanto raffinato quanto ribelle. Il tema svolge l'impossibilità concreta del protagonista (autobiografico) di essere le figure che s'immagina, ragion per cui anche le azioni distruttive appaiono come di proposito irrealistiche o paradossali. Sul valore della poesia in sé, del resto, De André ha le idee chiarissime: "Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l'esuberanza creativa".
    [Guido Michelone, Fabrizio De André. La storia dietro ogni canzone, Barbera, 2011, p. 124]