• Dove finivano i carrugi
    della tua Genova
    e cominciavano i pavimenti lustri
    tu riuscivi a stare in bilico
    tra la linea d'ombra
    facendo sgorgare la tua voce
    a provocare l'otite ai potenti
    e a dar balsamo al cuore degli ultimi.
    Personaggi senza tempo
    e metafore universali
    impregnavano di magia filosofica
    ogni tuo pezzo,
    sussurrato con un timbro roco
    sussurrato con un timbro roco
    di tabacco
    e di alcool.
    E Andrea che si è perso,
    il giudice nano,
    Bocca di rosa,
    e la Princesa di tempi non sospetti
    e poi su, in Via del campo
    e giù, ne la creuza de ma
    fino ad "Amico fragile"
    in cui ti specchiavi
    e si specchiava la tua anima.
    Fine intellettuale,
    poeta che odiava il sentirselo dire,
    anarchico da sempre
    consideravi il nazzareno
    il più grande rivoluzionario
    e con grande coerenza porgesti l'altra guancia
    quando subisti la violenza e perdonasti.
    Passasti attimi di terrore
    quando vedesti la Nera Signora?
    Chissà, chi potrà dirlo.
    Ricordo però che solevi sempre ricordare
    questa atavica paura che di lei abbiamo.
    Nascoste tra le note della tua chitarra
    e tra le righe dei tuoi testi
    ci accorgiamo delle mille verità,
    ma siamo orbi del tuo occhio indagatore
    e muti delle tue parole precise e senza sbavatura,
    avanti qualche passo dall'orizzonte
    del più acuto osservatore.
    E intanto,come sempre, scivola il sole
    al di là delle dune a violentare altre notti
    e tu ci manchi,
    caro Faber.