• Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863, in una famiglia borghese benestante, e compì gli studi prima a Pescara e successivamente a Prato, nel prestigioso Collegio Cicognini. Ancora studente, pubblicò la sua prima raccolta poetica, Primo vere (1879), suscitando intorno a sé un certo interesse.
    Nel 1881, conseguita la licenza liceale, si trasferì a Roma iscrivendosi alla facoltà di lettere. Ma, attratto e distratto dalla vita mondana della capitale e dalla frequentazione dell'alta società, D'Annunzio non prese mai la laurea.
    Nel 1883 sposò un'aristocratica, la duchessa Maria Altemps Hardouin di Gallese, con la quale ebbe tre figli. Ebbe però numerose amanti e fu oggetto di molti scandali amorosi. Condusse una vita assai dispendiosa, acquistando oggetti esotici e raffinati, accumulando così in breve tempo molti debiti.
    Nel 1889 pubblicò il suo primo romanzo, Il piacere, imperniato sul principio della vita come opera d'arte.
    Intrecciò poco dopo una relazione con Maria Gravina Anguissola Cruyllas di Ramacca, con la quale ebbe altri due figli, tra cui la prediletta Renata, che D'Annunzio soprannominò amorevolmente "la Sirenetta".
    Pochi anni dopo nacque l'intenso amore con la grande attrice teatrale Eleonora Duse, con la quale, nel 1898, si trasferì in Toscana, nella villa della Capponcina, sui colli di Fiesole, dove D'Annunzio conduceva una vita principesca fra oggetti d'arte, stoffe preziose, cavalli e levrieri di razza.
    In questo periodo D'Annunzio pubblicò alcune delle sue opere più importanti, fra cui le Laudi e il romanzo Il fuoco. La relazione con la Duse finì però in modo burrascoso.
    Nel 1910, oppresso dai debiti e assediato dai creditori, si rifugiò in Francia per evitare il carcere.
    Nel 1915, essendo riuscito a saldare tutti i suoi debiti, rientrò in Italia e fu tra i più fervidi interventisti. Nonostante fosse più che cinquantenne, partecipò alla guerra in qualità di aviatore arruolandosi come volontario. Creò la sigla dei reparti d'assalto italiani M.A.S. ("MEMENTO AUDERE SEMPER", cioè ricorda di osare sempre) e prese parte a varie e rischiose azioni di guerra: l'incursione aerea su Pola, il volo su Vienna, l'occupazione di Fiume.
    L'esito della guerra lo deluse e coniò il termine di "vittoria mutilata", per la rinuncia alla rivendicazione di Fiume e della Dalmazia. Si ritirò quindi in una sorta di esilio dorato nella sua fastosa villa di Gardone Riviera (sul lago di Garda), che trasformò in un museo relativo alle sue gesta e alla sua attività: il "Vittoriale degli Italiani", poi donato allo Stato.
    Morì per emorragia cerebrale il 1° marzo 1938.