• Corrado Govoni nacque a Tàmara (in provincia di Ferrara) il 29 ottobre 1884, da una famiglia di agricoltori benestanti.
    Senza compiere studi regolari, iniziò presto a lavorare nell'azienda familiare ed esordì giovanissimo, nel 1903, pubblicando a sue spese due raccolte di versi, Le fiale e Armonie in grigio e in silenzio, in cui prevalgono i toni crepuscolari.
    Collaborò a varie rivista, fra cui "Lacerba" e "Riviera Ligure", e nel 1905 e 1907 pubblicò due nuove raccolte che segnano la sua adesione al futurismo: Fuochi d'artificio e Gli aborti. Non si trattò tuttavia di una vera e proria adesione: nonostante qualche concessione al gusto futurista nelle successive raccolte, Poesie elettriche del 1911 e Rarefazioni e parole in libertà, egli stesso definì tale adesione "un gioco", e la sua poesia restò essenzialmente ispirata alla natura e alla vita dei sensi.
    Nel frattempo si era sposato e aveva avuto tre figli: Aladino, Ariel e Mario.
    Nel 1919 si trasferì a Roma, dove, dopo l'ascesa del fascismo, ottenne un impiego al Ministero della Cultura Popolare. Per qualche anno fu vicedirettore della sezione del libro alla SIAE, e poi segretario del Sindacato Nazionale Scrittori e Autori. Grato al fascismo per l'opportunità di lavoro che gli aveva offerto, scrisse un poemetto in lode di Mussolini. Ciò nonostante, il figlio Aladino, che faceva parte del gruppo politico "Bandiera Rossa", fu fucilato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Nacque così Aladino (1946), con un Govoni diverso, sconvolto dalla tragedia, che espresse il proprio dolore con toni duri e talora violenti.
    Negli ultimi anni della sua vita Govoni diresse la rivista "Il sestante letterario" da Lido dei Pini, presso Roma, dove dimorava, e dove, quasi cieco, morì il 20 ottobre 1965.