• Camillo Sbarbaro nacque a Santa Margherita Ligure il 12 gennaio 1888. Il padre Carlo era ingegnere e architetto, figura molto amata dal poeta al quale dedicherà due note poesie nella sua seconda raccolta di versi "Pianissimo". La madre, Angiolina Bacigalupo, che era ammalata di tubercolosi, morì nel 1893, e il piccolo Camillo e la sorellina Clelia furono allevati dalla sorella maggiore Maria, tanto adorata dal poeta che le dedicherà le poesie di Rimanenze.
    Nel 1894 la famiglia si trasferì a Varazze, dove Camillo frequentò le scuole elementari e in seguito il Ginnasio presso l'Istituto dei Salesiani.
    Nel 1904 avvenne il trasferimento a Savona, dove il giovane si iscrisse al Liceo.
    Nel 1908 conseguì il diploma di licenza e nel 1910 trovò lavoro presso l'industria siderurgica di Savona.
    Il suo esordio di poeta avvenne nel 1911 con la raccolta Resine, alla quale fece seguito, nel 1914, Pianissimo. La raccolta ottenne un grande consenso e venne prontamente apprezzata da critici come Boine ed Cecchi.
    In occasione della pubblicazione di Pianissimo si recò a Firenze, dove ebbemodo di conoscere Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Dino Campana, Ottone Rosai e altri artisti e letterati che facevano riferimento alla rivista "La Voce".
    Allo scoppio della grande guerra, Sbarbaro si arruolò come volontario nella Croce Rossa Italiana e nel febbraio del 1917 venne richiamato alle armi e partì per il fronte. Scrisse in questo periodo le prose di Trucioli, che verranno pubblicate nel 1920 a Firenze da Vallecchi.
    Nel 1919 la rivista "Riviera Ligure" gli dedica interamente il suo ultimo fascicolo. Durante l'estate rientrò a Genova, frequentando con assiduità il gruppo di intellettuali che facevano riferimento al poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi.
    Conobbe intanto Eugenio Montale, che per primo aveva recensito le prose di Trucioli, e nel 1921 iniziò a collaborare alla "Gazzetta di Genova" con articoli sulla Liguria.
    Nel 1927 accettò l'incarico di insegnamento per greco e latino presso l' Istituto Arecco di Genova dei padri Gesuiti, ma fu costretto ad abbandonare la cattedra perché non accettò di essere tesserato al Fascio.
    Gli anni tra il '28 e il '33 Sbarbaro li trascorse compiendo numerosi viaggi all'estero.
    Nel 1933 Sbarbaro iniziò la collaborazione alla Gazzetta del Popolo di Torino.
    Quando il 9 febbraio del 1941 Genova viene colpita da bombardamento navale, il poeta si trasferì a Spotorno con la zia e la sorella e vi rimase fino al 1945, dando inizio ad una intensa attività di traduttore di autori classici greci e francesi.
    Nel 1945 ritornò a Genova ma nel 1951 si trasferì definitivamente a Spotorno. È di questi anni l'intensa collaborazione a numerose riviste come "Officina", "Letteratura", "Itinerari", "Ausonia", "La Fiera Letteraria", "Il Mondo".
    Nel 1949 vinse il premio letterario Saint-Vincent e nel 1955 il premio Etna-Taormina. In questo stesso anno pubblicò Rimanenze, in cui raccolse le sue ultime poesie.
    Gli ultimi anni di attività letteraria furono dedicati ad esili raccolte di prosa: Fuochi fatui (1956), Gocce (1963), Il Nostro (1964), Contagocce 1965), Bolle di sapone e Vedute di Genova (1966), Quisquilie (1967).
    Sbarbaro morì a Savona il 31 ottobre 1967.