• È inutile far troppe speculazioni, meditare sul senso dell'esistenza in generale o della mia in particolare - perché questo senso non lo troverò mai.
    Vladimir Jandélévitch, Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995.

    Non abbiamo alcuna comunicazione con l'essere, poiché ogni natura umana è sempre a metà fra il nascere e il morire, non manifestando di sé che un'oscura apparenza e un'ombra, e un'opinione incerte e debole. E se, per caso, fissate il vostro pensiero per voler afferrare il suo essere, sarà né piùné meno che se voleste afferrare l'acqua: poiché quanto più esso serrerà e stringerà ciò che per sua natura cola via dappertutto, tanto più perderà ciò che voleva tenere e stringere in pugno. Così, essendo tutte le cose soggette a passare da un cambiamento all'altro, la ragione, cercandovi una reale consistenza, si trova delusa, non potendo afferrar nulla di consistente e permanente, poiché tutto o sta per essere o non è ancora del tutto, o comincia a morire prima d'esser nato.
    Michel de Montaigne, Saggi, Mondadori, Milano 1970.

    Non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile, né potresti esprimerlo. [Fr. 2]
    Infatti lo stesso è pensare ed essere. [Fr. 3]
    L'essere è, in nulla non è. [Fr. 6]
    L'essere è ingenerato e imperituro; infatti è intero nel suo insieme, immobile e senza fine. Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto, uno, continuo. Quale origine, infatti cercherai di esso? Come e da dove sarebbe cresciuto? Dal non-essere non ti concedo né di dirlo né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare che non è. Quale necessità lo avrebbe mai costretto a nascere, dopo o prima, se derivasse dal nulla? (...) E come l'essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato? Infatti, se nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro. Così la nascita si spegne e la morte rimane ignorata. E neppure è divisibile, perché tutto intero è uguale. (...) E rimanendo identico nell'identico stato, in sé medesimo giace, e in questo modo rimane là saldo (...) Nient'altro è o sarà all'infuori dell'essere. [Fr. 8]
    Parmenide, Poema sulla natura, Rusconi, Milano 1991.