• NOTA
    Tutte le citazioni qui riportate sono tratte da Alain, Cento e un ragionamenti, Einaudi, Torino 1960.



    A informarsi di tutto non si sa mai nulla. (p. 209)

    Accade piuttosto di rado che si pensi a sé stessi, veramente e seriamente a sé stessi. (p. 33)

    Appena un uomo si mete a cercare la felicità, è condannato a non trovarla, e non c'è nulla di misterioso in questo. La felicità non è come un oggetto in vetrina, che potete scegliere, pagare e portar via; l'oggetto, se l'avete ben osservato al momento di comprarlo, sarà azzurro o rosso a casa vostra come nelle pubblica vetrina, mentre la felicità è felicità solo quando la tenete in mano: se la cercate nel mondo, fuori di voi stessi, nulla presenterà mai l'aspetto della felicità. (p. 59)

    Bisogna amare il mondo senza giudicarlo, bisogna piegarsi di fronte all'esistenza. (p. 28)

    Certe cose bisogna accettarle senza capirle; in questo senso nessuno vive senza religione. (p. 28)

    Che cos'è sperare, se non pensare con gioia all'avvenire? Le nostre speranze misurano la nostra felicità presente ben più che la nostra felicità futura. (p. 61)

    Compiango quelli che hanno l'aria intelligente: è una promessa che non si può mantenere. (p. 111)

    È forse la più severa e la meno nota delle leggi umane, che la minima traccia d'orgogio e d'ambizione ci rende stupidi.

    È un grave errore quello di voler sostenere l'attenzione oltre il tempo stabilito. (p. 212)

    Il fanatismo è il più pericoloso fra i mali dell'umanità. (p. 104)

    L'amore non fa distinzioni; chi ama e ciò che è amato sono tutt'uno: tale è il suo contrassegno. (p. 95)

    La collera è una malattia; la collera è una breve follia; la collera è avvilente coe l'ubbriachezza. (p. 91)

    La vera disperazione è priva di ogni riflessione. (p. 133)

    La vita ama la vita e respinge la morte; ogni morte d'uomo colpisce al vuore. (p. 89)

    Molti si lamentano di non avere questo o quello, ma la causa è sempre che non l'hanno desiderato veramente. (p. 99)

    Non c'è progresso, per nessuno scolaro al mondo, né in quello che ascolta né in quello che vede, ma solo in quello che fa. (p. 209)

    Socrate osservava che un padre, per quanto eccellente, non è capace di istruire i propri figli. (p. 211)

    Si comincia col conoscere l'identità, e solo più tardi le differenze.

    Sperare è essere felici. (p. 59)

    Sperare non è volere. Il poeta spera centomila franchi, ma non sa da chi né come, e non fa un passo per averli: è certo che non li avrà. Ma vuol fare dei bei versi, e li fa. (p. 100)