• Al mondo non si è mai del tutto soli. Alla peggio si ha la compagnia di un ragazzo, di un adolescente, e via via di un uomo fatto – quello che siamo stati noi. (inverno 1941-’42)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Altro è parlare, altro è soffrire, amico. Ma certo, parlando, qualcosa si placa nel cuore. (Edipo a un mendicante)
    Dialoghi con Leucò, "I due", Einaudi, Torino 19723.

    Amore è desiderio di conoscenza. (30 agosto 1942)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Anche nella storia succede che quando una cosa farebbe piacere, non può accadere; accadrà quando ci sarà indifferente. I vecchi imperi cadono quando sono diventati pacifici, civili e benefici; fin ch una potenza è impertinente e illegale e violenta nessuno può arrestarla. (28 giugno 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Aspettare è ancora un'occupazione. È non aspettar niente che è terribile. (15 settembre 1946)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Bisogna esser calmi e non dipendere dagli altri. Da nessuno.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    C'è qualcosa di più profondo che il gesto infantile dell'amante che succhia i capezzoli dell'amata? (31 dicembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    C'è qualcosa di più triste che invecchiare, ed è rimanere bambini. (25 dicembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    C'è un solo piacere, quello di essere vivi; tutto il resto è miseria. (16 settembre 1946)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    C'è una cosa più triste che fallire i propri ideali: esserci riusciti. (18 dicembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino, 1952, p. 77.

    Che cos'è vita eterna se non questo accettare l'istante che viene e l'istante che va? (Calipso)
    Dialoghi con Leucò, "L'isola", Einaudi, Torino 19723.

    Chi è sano non pensa ai malati.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Chi non è geloso anche delle mutandine della sua bella, non è innamorato. (25 dicembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Chi non si salva da sé, nessuno lo può salvare. (2 novembre 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Chi si annoia, è colpa sua.
    La bella estate, Einaudi, Torino 19705.

    Ci sono giorni che dovranno ancora nascere, e noi non vedremo. (Achille)
    Dialoghi con Leucò, "I due", Einaudi, Torino 19723.

    Come non si pensa al dolore degli altri, si può non pensare al proprio. (5 ottobre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Come si può avere fiducia in una persona che non si arrischia ad affidarti tutta la sua vita, giorno e notte? (28 novembre 1945)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Con le donne non basta essere stupidi, ma bisogna anche essere stupidi. (27 dicembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Cosa sono i mortali se non ombre anzitempo? (Chirone)
    Dialoghi con Leucò, "Le cavalle", Einaudi, Torino 19723.

    È che una storia non finisce mai a tempo.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    È facile essere buoni quando non si è innamorati. (26 gennaio 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    È possibile non pensare alla donna, come non si pensa alla morte. (27 ottobre)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    E soprattutto ricordarsi che far poesie è come far l'amore: non si saprà mai se la propria gioia è condivisa. (13 novembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Esser cieco non è una disgrazia diversa da esser vivo. (Tiresia)
    Dialoghi con Leucò, "I ciechi", Einaudi, Torino 19723.

    Ho capito che i morti non sono più nulla. (Orfeo)
    Dialoghi con Leucò, "L'inconsolabile", Einaudi, Torino 19723.

    Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. (Orfeo)
    Dialoghi con Leucò, "L'inconsolabile", Einaudi, Torino 19723.

    I problemi che agitano una generazione si estinguono per la generazione successiva non perché siano stati risolti ma perché il disinteresse generale li abolisce. (10 agosto 1947)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    I suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece che sadismo. (17 agosto 1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Il matrimonio lo prendono più sul serio gli scapoli che non i coniugati. (16 maggio 1939)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Il passato non torna. Nulla regge all'andare del tempo. (Calipso)
    Dialoghi con Leucò, "L'isola", Einaudi, Torino 19723.

    Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani. (Calipso a Odisseo)
    Dialoghi con Leucò, "L'isola", Einaudi, Torino 19723.

    In amore conta soltanto aver la donna in letto e in casa: tutto il resto sono balle, luride balle. (28 novembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    In fondo, l'unica ragione perché si pensa sempre al proprio io, è che col nostro io dobbiamo stare più continuamente che non con chiunque altro. (26 maggio 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    L'amore è la più a buon prezzo delle religioni. (21 dicembre 1939)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    L'amore ha la virtù di denudare non i due amanti l'uno di fronte all'altro, ma ciascuno dei due davanti a sé. (12 ottobre 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    L'origine di tutti i peccati è il senso d'inferiorità – detto altresì ambizione. (21 settembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    L'ozio rende lente le ore e veloci gli anni. L'operosità rapire le ore e lenti gli anni. (10 dicembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La bontà che nasce dalla stanchezza di soffrire è un orrore peggio che la sofferenza. (20 febbraio 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La cultura deve cominciare dal contemporaneo e documentario, dal reale, per salire – se è il caso – ai classici. Errore umanistico: cominciare dai classici. Ciò abitua all’irreale, alla retorica, e in definitiva al disprezzo della cultura classica – tanto non ci è costata niente e non ne abbiamo visto il valore (la contemporaneità al loro tempo). (18 febbraio 1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La donna che frega un altro per venire con te, fregherà te per andare con un altro. (2 dicembre 1945)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La morte è il riposo, ma il pensiero della morte è il disturbatore di ogni riposo. (7 giugno 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La morte è una cosa che accade, come il giorno e la notte. (La Nube)
    Dialoghi con Leucò, "La nube", Einaudi, Torino 19723.

    La morte è un destino (Sarpedonte)
    Dialoghi con Leucò, "La Chimera", Einaudi, Torino 19723.

    La poesia non è un senso ma uno stato, non un capire ma un essere. (20 febbraio 1946)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La poesia viene alla luce tentandola e non prospettandola. (6 ottobre 1935)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La politica è l'arte del possibile. Tutta la vita è politica. (15 maggio 1939)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La ricchezza della vita è fatta di ricordi, dimenticati. (13 febbraio 1944)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La solitudine è sofferenza – l'accoppiamento è sofferenza – l'ammassamento è sofferenza – la morte è la fine di tutto. (19 gennaio 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La solitudine vera, cioè sofferta, porta con sé il desiderio di uccidere. (9 febbraio 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La strategia amorosa si sa adoperare soltanto quando non si è innamorati. (24 ottobre 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    La vera confidenza è sapere quel che desidera un altro, e quando piacciono le stesse cose una persona non dà più soggezione.
    La bella estate, Einaudi, Torino 19705.

    Le cose si ottengono quando non si desiderano più. (15 ottobre 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa significa vederla – ora soltanto – per la prima volta. (28 gennaio 1942)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Le cose succedono se anche non vuoi.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Le lezioni non si dànno, si prendono. (18 agosto 1946)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi. (3 dicembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Lo stupore è la molla di ogni scoperta. Infatti, esso è commozione davanti all’irrazionale. (8 febbraio 1944)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Lo stupore vero è fatto di memoria, non di novità. (2 agosto 1942)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Meglio soffrire che non essere esistito. (Patroclo)
    Dialoghi con Leucò, "I due", Einaudi, Torino 19723.

    Nessun mortale riesce a pensare sua madre ragazza. (Ermete)
    Dialoghi con Leucò, "La Madre", Einaudi, Torino 19723.

    Nessuna donna fa un matrimonio d'interesse: tutte hanno l'accortezza, prima di sposare un milionario, di innamorarsene. (14 aprile 1941)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non bisogna conoscersi per volersi bene.
    La bella estate, Einaudi, Torino 19705.

    Non c'è vero silenzio se non condiviso. (Calipso)
    Dialoghi con Leucò, "L'isola", Einaudi, Torino 19723.

    Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola. (22 novembre 1945)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non conta l'esperienza per un artista, conta l'esperienza interiore. (17 settembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non dobbiamo lagnarci se una persona a noi carissima ci presenta a volte atteggiamenti odiosi che ci tirano i nervi o, comunque ci fanno soffrire. Non dobbiamo lagnarci, ma tesorizzare avidamente queste nostre ire e amarezze: ci serviranno per lenire il dolore il giorno che quella persona ci verrà in qualche modo a mancare. (21 settembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non è bello esser bambini: è bello da anziani pensare a quando eravamo bambini. (6 settembre 1945)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non è vero che la morte ci giunga come un'esperienza in cui siamo tutti novellini (Montaigne). Tutti prima di nascere eravamo morti. (13 ottobre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi. (23 marzo 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non si desidera di godere. Si desidera sperimentare la vanità di un piacere, per non esserne più ossessionati. (16 ottobre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non si è mai visto che una poesia abbia cambiato le cose. (19 giugno 1946)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi. (28 luglio 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla. (25 marzo 1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Non sono ambizioso: sono orgoglioso. (23 ottobre 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Nulla può consolare della morte. Il gran parlare che si fa di necessità, di valore, di pregio di questo passo lo lascia sempre più nudo e terrificante, e non è che una prova della sua enormità – come il sorriso sdegnoso del condannato. (26 gennaio 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Oggi hai parlato troppo. (2 dicembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Ogni poeta si è angosciato, meravigliato e ha goduto. (9 ottobre 1935)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Passavo la sera seduto davanti allo specchio per tenermi compagnia. (6 novembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Pensa male, non ti sbaglierai. (21 agosto 1946)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Per capire le cose bisogna studiare, non le sciocchezze che insegnano a scuola (…), ma com'è che si legge il giornale, com'è fatto un mestiere, chi comanda nel mondo. Si dovrebbe studiare per saper fare a meno di quelli che studiano.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Per fidarsi di quelli che studiano, bisogna studiare.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Per tutti c'è un peggio. E questo peggio vien per ultimo, viene dopo ogni cosa, e ti tappa la bocca come un pugno di terra. È sempre bello ricordarsi: ‘Ho visto questo, ho patito quest'altro’ – ma non è iniquo che proprio la cosa più dura non la potremo ricordare? (Achille a Patroclo)
    Dialoghi con Leucò, "I due", Einaudi, Torino 19723.

    Perché è sconsigliabile di perdere la testa? Perché allora si è sinceri. (7 dicembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Perché morire? Non sono mai stato vivo come ora, mai così adolescente. (16 agosto 1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Piace suonare per chi ti conosce. Se ti fai pagare, dimmi tu dov'è il bello.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Quando si soffre, si crede che di là del cerchio esista la felicità; quando non si soffre si sa che questa non esiste, e si soffre allora di soffrire perché non si soffre nulla. (19 ottobre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Quello che cerco l'ho nel cuore, come te. (Odisseo a Calipso)
    Dialoghi con Leucò, "L'isola", Einaudi, Torino 19723.

    Questo il consuntivo dell'anno non finito, che non finirò. (17 agosto1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Raccontare le cose incredibili come fossero reali – sistema antico; raccontare le reali come fossero incredibili – moderno. (11 novembre 1943)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Riesce a compiere una certa opera soltanto chi valga di più di quest'opera. (14 agosto 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Sciocco addolorarsi per la perdita di una compagnia: quella persona potevamo non incontrarla mai, quindi possiamo farne a meno. (13 ottobre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andar degli anni si soffre di più? (21 novembre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Se vuoi bene a qualcuno, quell'altro ci ride.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Segno certo d'amore è desiderare di conoscere, di rivivere, l'infanzia dell'altro. (5 agosto 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Si cerca una cosa e si trova tutt'altro. Anche questo è destino. Ma parlare ci aiuta a ritrovare noi stessi. (Mendicante a Edipo)
    Dialoghi con Leucò, "La strada", Einaudi, Torino 19723.

    Si cessa di essere giovani quando si capisce che dire un dolore lascia il tempo che trova. (31 ottobre 1937)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Si dice che la giovinezza è l'età della speranza, appunto perché in essa si spera confusamente qualcosa dagli altri come da se stessi – non si sa ancora che gli altri appunto sono altri. Si cessa di essere giovani quando si distingue tra sé e gli altri, quando cioè non si ha più bisogno della loro compagnia. E s'invecchia in due modi: o non sperando più nulla nemmeno da sé (impietramento, rimbecillimento, ecc.), o sperando soltanto da sé (operosità). (24 novembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Si fan sempre le cose che abbiamo già fatto.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Si ha pietà soltanto delle persone che di sé non ne hanno. (12 novembre 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Si odiano gli altri, perché si odia se stessi. (3 dicembre 1948)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Si perdona agli altri quando ci conviene. (30 ottobre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Si viene al mondo per morire. (29 marzo 1940)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Soffrire è sempre colpa nostra. (29 settembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Sorridere è vivere come un'onda o una foglia, accettando la sorte. È morire a una forma e rinascere a un'altra. È accettare, accettare se stessi e il destino. (Britomarti)
    Dialoghi con Leucò, "Schiuma d'onda", Einaudi, Torino 19723.

    Stare in guardia da chi non è mai irritato. (22 luglio)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Tanto poco un uomo s'interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (8 luglio 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Ti stupisci che gli altri ti passino accanto e non sappiano, quando tu passi accanto a tanti e non sai, non t'interessa, qual è la loro pena, il loro cancro segreto? (17 agosto1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Tutti gli "affetti più sacri" non sono che una pigra abitudine. (12 giugno 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Tutto può accadere sulla terra. Non c’è nulla di insolito. (Tiresia)
    Dialoghi con Leucò, "I ciechi", Einaudi, Torino 19723.

    Tutto questo fa schifo.
    Non parole. Un gesto. Non scriverò più. (18 agosto 1950)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Un piacere dura poco.
    Il compagno, Einaudi, Torino 19705.

    Una classe prende la mano a un insegnante per trapassi impercettibili, che l'insegnante tollera per signorilità sapendo che la sua presenza, non i suoi richiami, debbono ispirare il silenzio. Ma via via il brusio si fa generale e l'insegnante deve intervenire e richiamare qualcuno. La classe capisce che l'insegnante non è invulnerabile, che qualcuno ha parlato, che quel qualcuno ciascuno può esserlo. Seguono altri richiami che abituano al richiamo. Siccome non tutti possono essere colpiti, si forma uno stato di brusio tollerato che scusa ciascun allievo in particolare. L'insegnante richiama ora con maggior violenza e quindi – tanto vale – i brusii si fanno più maligni, intenzionali, dato che l'insegnante o per signorilità rilutta o non riesce a trovare sanzioni agghiaccianti. Il brusio diventa quindi uno stato endemico, di distrazione, di sfogo, di guerra, ora che si sanno i limiti delle reazioni dell'insegnante. La sua semplice presenza non basta più a far tacere, ci vuole il richiamo e il richiamo ha scoperto la sua precarietà. (17 novembre 193)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Una sola cosa (tra le molte) mi pare insopportabile all'artista: non sentirsi più all'inizio. (17 ottobre 1935)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Vendicarsi di un torto ricevuto è togliersi il conforto di gridare all’ingiustizia. (5 marzo 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.

    Via via che passano gli anni, in faccia a ciascuno va sempre più disegnandosi il teschio. (17 settembre 1938)
    Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952.