• Anche chi è stato a lungo felice avrà la sua parte di sventura; crederà di essersela cavata, ma si tratta solo di un rinvio.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Bisogna sempre evitare di giungere al litigio e alla rissa. Meglio allanotanarsi e lasciar perdere le provocazioni, qualunque siano e da chiunque vengano (d'altronde possono venire solo dagli stolti). Occorre dare lo stesso peso sia all'ossequio sia agli oltraggi del volgo, senza inorgoglirsi dell'uno o rattristarsi per gli altri.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Cercar la morte una seconda volta richiede più coraggio della prima.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Chi si mette a discutere, scende al livello dell'avversario e, anche se vince, è sempre rimasto alla pari di quello.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Ci sono persone così sciocche che credono di poter essere offese da una donna.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Conta non quello che ti tocca sopportare, ma come sai sopportarlo.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Esiste chi riesce a mantenere un equilibrio in situazioni contrastanti: è colui che è convinto di essere padrone soltanto di se stesso.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Essere sempre felici e passare la vita senza il morso del dolore, significa ignorare metà della vita
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Gli uomini, anche con i capelli bianchi, restano sempre un po' bambini.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    I più propensi a offendere sono proprio quelli che non sanno sopportare.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Il fuoco prova l'oro; le sventure, gli uomini forti.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Il risentimento provocato dall'offesa nasce dalla meschinità di un animo chiuso di fronte a una parola o a un'azione malevola.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Il saggio [...] non crede alla capacità della maggioranza degli uomini di comportarsi secondo ragione.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Il saggio sa vivere senza speranze e senza timori.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Impressionante è la debolezza dell'animo quando se ne va la ragione!
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    In natura non esiste nulla di così sacro da non trovare qualcuno o qualcosa disposti a profanarlo.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    La fatica stimola i migliori.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    La felicità sta nel non aver bisogno della felicità
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Nessun saggio può subire offesa o ingiuria.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Nessuno fa ridere alle sue spalle, se è lui il primo a ridere di se stesso.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Noi pensiamo alla morte come a qualcosa che sta davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l'esistenza trascorsa è già in suo potere.
    Lettera a Lucilio, cit. in Il tempo, Stampa alternativa, Milano 1992.

    Non dovrai mai commiserare l'uomo onesto perché egli può essere chiamato misero, ma non può esserlo davvero nella realtà.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Non è infelicità ciò che l'abitudine ha reso naturale.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Non è virtù sopportare ciò che non si sente.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Nonostante la grande varietà in cui sembra articolarsi la vita di un uomo, tutto si riconduce poi a un solo principio: noi, destinati alla morte, riceviamo doni altrettanto perituri.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Nulla di male può veramente accadere a chi è buono: i contrari non possono mescolarsi.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Per conoscersi, bisogna mettersi alla prova; solo così un uomo può sapere quanto vale davvero.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Se lo scherzo è misurato, ci diverte; quando eccede, ci irrita.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Se siamo vulnerabili alle offese, chiunque è in grado di offenderci.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Si offende chi si disprezza; ma nessuno può disprezzare veramente, anche se magari crede di farlo, chi gli è superiore e migliore.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Si può essere colpevoli anche senza aver fatto del male.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Si vince senza gloria chi si può vincere senza pericolo
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Tutti gli uomini vogliono essere felici, ma nessuno riesce a vedere bene cosa occorra per rendere la vita felice.
    Dialoghi morali ["La vita felice"], Einaudi, Torino 199.

    Tutto accade secondo una legge ben determinata e stabilita per l'eternità.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Tutto quanto ci viene dal di fuori lo possediamo in modo instabile e temporaneo.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.

    Una felicità mai messa alla prova non è capace di resistere ad alcun colpo.
    Dialoghi morali ["La provvidenza"], Einaudi, Torino 1995.

    Una speranza difficile per gli uomini, quella dell'innocenza.
    Dialoghi morali ["La fermezza del saggio"], Einaudi, Torino 1995.