• Come ricordano Luca Borsani e Matteo Maciacchini, l’origine di questa canzone è raccontata da Cristiano De André durante uno dei suoi concerti (Vignola, 12 luglio 1995):
    “Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era Alice di Francesco De Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa anche una domanda: perché Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da fargli... L'estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre ad un album che era Volume 8. Figurati, impazzisco, vado in Sardegna e me lo trovo lì, a casa, in pigiama. Comincio alla larga, poi piano piano prendo coraggio e un giorno: Francesco, perché Alice guarda i gatti? Lui mi guarda con un occhio aperto e l'altro chiuso... non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone, con mio padre. Si chiama Oceano, e devo dire che io sono orgoglioso di questa canzone perché è stata dedicata a me. È la risposta di perché Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di questo genere”.
    Ecco come spiegare molte figure che ritroviamo in essa, a partire dal bambino con le mani in tasca e un oceano verde dietro le spalle. In Cristiano potremmo riconoscere anche chi, seduto alla porta, sfiora il cielo col suo dito più corto.
    Se pensiamo che in quel periodo Cristiano si aggirava già per la casa con la chitarra fra le mani, possiamo anche spiegarci la frase successiva: “la notte non ha bisogno / la notte fa benissimo a meno del tuo concerto / ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo”. (...) La curiosità del bambino (il pubblico?) resta insoddisfatta dall'artista che non vuole essere un profeta, ma lasciare libera la fantasia e l'interpretazione di chi ascolta”.
    [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva pp. 104-105]


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    Il pezzo racconta di un cantautore assorto sulla porta, interpellato da chi, non amando l'attività artistica, gli chiede informazioni sulle ricchezze e sulla felicità. Per due volte il protagonista è apostrofato come fannullone, sino a quando arriva un bambino che, nell'esigenza di conoscere e scoprire, ha un animo molto vicino al poeta. Quest'ultimo a sua volta inizia a rispondere all'accusatore, dicendogli di non sputare sentenze e di lasciarlo in pace, con l'accenno finale al bacio che sa di sberleffo. Un'altra lettura del testo composto da Francesco De Gregori viene fornita dal figlio Cristiano De André quando, da piccolo, chiede al cantautore romano il motivo per cui nella canzone Alice la ragazza guarda i gatti: De Gregori tace, ma si mette a scrivere, come risposta, questo nuovo brano, con il placido sound e con la flemma acustica in cui primeggia il folksinger romano.
    [Guido Michelone, Fabrizio De André. La storia dietro ogni canzone, Barbera, 2011, p. 111]