• Smisurata preghiera è l'epitome del disco, la summa dei tracciati che lo percorrono. Ed è ancora un affresco sulle minoranze, sulla necessità di difendersi da parte di chi non accetta "le leggi del branco", su coloro insomma che devono pagare per difendere la propria dignità: gli unici che attraversando l'emarginazione e la solitudine riescono ancora a "consegnare alla morte una goccia di splendore".
    [Fabrizio De André, in Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, p. 77]


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    Liberamente tratta dalla Saga di Maqroll - Il gabbiere di Alvaro Mutis, Smisurata preghiera è un testo di speranza, una invocazione diversa nel tono da altri momenti in cui l'autore si era rivolto a Dio (Preghiera in genaio, Spiritual). Si tratta di una preghiera smisurata, perché chissà poi chi l’ascolterà davvero. Nella prima parte della canzone (...) si elencano le meschinità, le superbie, le parole celebrative del nulla della cosiddetta maggioranza. La seconda parte è dedicata a chi cerca tenacemente di opporsi alla logica opprimente del potere: per chi viaggi in direzione ostinata e contraria... ad un facile vento di sazietà e impunità. Soltanto chi muove gli ultimi passi tra il vomito dei respinti può consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità, sottraendosi alle leggi del branco. Si direbbe che in vita non è dato raggiungere la felicità. Che la fortuna dunque aiuti i servi disobbedienti alle leggi del branco... come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere.
    [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 163-164]


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    Smisurata preghiera [...] è una specie di salmo di invocazione e di imprecazione sulle minoranze. Ed è costruita a partire da testi di Alvaro Mutis, che in un'intervista televisiva ha dichiarato che occorre un talento straordinario per sintetizzare un'intera opera in una sola canzone.
    [Alessandro Gennari, in Le mie note a margine, intervista a Fabrizio De André]


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    La canzone è tratta da un romanzo di Alvaro Mutis, che io purtroppo non conosco, ma so per esperienza come Fabrizio riesce a "migliorare", a elaborare i testi scelti come riesce a caricarli di significati un po' misteriosi, sempre legati alla sua antica polemica sociale, al suo problema morale.
    Qui la polemica è tra il suo eterno nemico, "la maggioranza", e i "disobbedienti alle leggi del branco", per i quali invoca l'attenzione del Signore.
    Il dolce menestrello della nostra adolescenza, che ci ha insegnato a scoprire la differenza tra la vita e la morte, e ora a respingere "lo scandalo metallico" delle armi, nella forza della sua maturità di offre un blueprint di saggezza nell'indipendenza, nella "direzione contraria".
    Dicono che Fabrizio sia il Bob Dylan italiano; io nel dargli questo premio d'amore più che di potere, vorrei che Bob Dylan venisse chiamato il Fabrizio americano.
    [Fernanda Pivano, in occasione del "Premio Lunezia" 1997]