• Lo scenario è il Calvario: vediamo le madri dei crocefissi (Gesù fu messo in croce insieme a due ladri; lo dicono anche gli evangelisti sinottici Marco, Matteo, Luca e Giovanni, l'ufficio stampa, insomma, di Gesù Cristo) che piangono l'imminente morte dei figli.
    [Fabrizio De André, presentando il brano durante il tour del 1997]


    *   *   *


    Tre madri dà la voce a Maria e alle madri degli altri due condannati.
    È un lamento dignitoso e quasi soffocato dal dolore, accompagnato solo da un pianoforte e da un violino che rende in modo efficace la tristezza del testo. Le madri dei ladri piangono la sorte dei figli, più sfortunati di Gesù.
    La bellezza della canzone tocca il vertice nel pianto di Maria, una donna come le altre, che per tutta la vita ha cercato di avere un figlio normale, ma che alla fine ha dovuto arrendersi, quando Gesù, come figlio di Dio, ha compiuto la sua missione ed è salito su una croce non sua, ma di tutta l'umanità. Ecco allora la pietosa espressione: "non fossi stato figlio di Dio / t'avrei ancora per figlio mio".
    [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, pp. 67-68]


    *   *   *


    Quella ripetizione del termine "figlio" ha un precedente antico nel duecentesco Pianto della Madonna di Jacopone da Todi.
    [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, Roma, 1999, p. 136]