• Frank Drummer
    Da una cella a questo luogo oscuro -
    la morte a venticinque anni!
    La mia lingua non poteva esprimere ciò che mi si agitava dentro,
    e il villaggio mi prese per scemo.
    Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
    un proposito alto e pressante, nella mia anima,
    che mi spinse a cercar d'imparare a memoria
    l'Enciclopedia Britannica!
    [Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, traduzione di Fernanda Pivano]


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    Un matto è il Frank Drummer di Masters, che lamenta l’incapacità ad esprimere verbalmente le emozioni ed i pensieri. Lo scherno e le beffe della gente del villaggio lo spingono a tentare l’impresa di imparare a memoria un’intera enciclopedia; il suo scopo è quello di trovare le parole giuste e di ottenere un riconoscimento; ne viene il suggello definitivo alla sua condizione ed un’ulteriore segregazione: il manicomio.
    [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, p. 75]


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    Fabrizio trasforma Frank Drummer in "un matto", l'Encyclopedia Britannica nella Treccani, e otto righe di poesia frenata nel primo nitido ritratto della sua galleria, sdoppiata fra personaggi di scienza e di invidia. "L'invidia", spiega De André, "è il tentativo dell'uomo di misurarsi continuamente con gli altri, di imitarli o addirittura superarli per possedere quello che lui non possiede. La scienza è un classico prodotto del progresso che è ancora nelle mani di quel potere che crea l'invidia". E così Un matto, o lo scemo, "per invidia studia l'encilopedia a memoria e finisce in manicomio". "Fuori da una cella a questo luogo di ombre / la morte a venticinque anni / la mia lingua non poteva esprimere / quello che si agitava dentro di me / e il villaggio pensò che fossi pazzo", così il Drummer di Edgar Lee Masters decide di estendere il vocabolario mandando a memoria l'enciclopedia. Per De André diventa: "Tu prova ad avere un mondo nel cuore / e non riesci ad esprimerlo con le parole / e la luce del giorno si divide la piazza / tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa / e neppure la notte ti lascia da solo: / gli altri sognan sé stessi e tu sogni di loro". E se "per stupire mezz'ora basta un libro di storia, / io cercari di imparare la Treccani a memoria". Spiazzante il sottotitolo, "Dietro ogni scemo c'è un villaggio", anziché lo scontato contrario: "Dietro ogni villaggio c'è uno scemo". Il matto assurge a figura di riferimento della comunità, dove lascia un vuoto - perché è l'unico di cui non prova invidia - espresso sulla lapide: "Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina / di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina / di chi ancora bisbiglia, con la stessa ironia / 'una morte impietosa lo strappò alla pazzia'".
    [Federico Pistone, Tutto De André, Arcana, 2018, p. 90]