• Ai concerti io sono quasi sempre ubriaco, non essendo mai riuscito a vincere definitivamente la paura di andare in pubblico, di essere criticato. D'altronde io sono il primo a criticarmi, in fondo ho anche paura di me stesso, sono sempre seduto in prima fila a dirmi "ma guarda che stai assumendo degli atteggiamenti cretini" o "cosa stai a fare ancora lì alla tua età". (...) Quindi sono sempre al limite della vergogna, se devo esprimermi in termini molto terra terra. (...) Magari chi non mi conosce mi reputa probabilmente diverso da quello che sono.
    [in D. Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, terza edizione: 1999, pp. 38-39]

    Brassens è sato il mio grande modello, anche se, avendone avuta l'occasione, ho sempre evitato di conoscerlo di persona: mi serviva troppo tenermelo come mito; se questo mito, conoscendolo, fosse crollato mi sarebbe crollatoil mondo. Sicché, ho preferito immaginarmelo soltanto attraverso le sue canzoni.
    [in Cesare G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer Editori, Milano 19993, p. 43]

    Chi conosce il suo limite non teme il destino.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 87]

    Chi non accetta una sfida l'ha già perduta, e nel modo peggiore.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 207]

    Continuo a coltivare gli stessi interessi che avevo a diciotto anni, le stesse speranze di egalitarismo e di giustizia.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 204]

    Cosa odio e cosa amo in me stesso? Ce ne sono molte di cose che odio in me stesso, ma in particolar modo l'arrendevolezza, soprattutto dal punto di vista sentimentale: le donne fanno di me ciò che vogliono. Con loro, ecco, manco di volontà. La cosa che in me stesso amo di più? L'arrendevolezza. Sono affezionato alle qualità negative che mi caratterizzano".
    [in La mosca bianca della piccola musica, "Rossana", 11 dicembre 1967]

    Credo che l'umiltà sia la base di qualunque mestiere si possa scegliere nella propria vita.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 134]

    Credo molto nell'amicizia e nell'amore, ma in niente altro.
    [intervista rilasciata a Berto Giorgieri, "ABC" – n. 35 del 27 agosto1967]

    Ho cercato di voler bene a tutti. Non posso dire di esserci riuscito.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 140]

    Ho sempre impostato la mia vita in modo da morire con trecentomila rimorsi e nemmeno un rimpianto.
    [in La mosca bianca della piccola musica, "Rossana", 11 dicembre 1967]

    I rapporti umani sono impegnativi, troppo impegnativi.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 196]

    Il desiderio di soddsfare la propria vanità è più forte nell'uomo che nella donna, al contrario di quanto si crede.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 177]

    Io, se non vivo di emozioni, mi sento inutile.
    [in C. G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer Editori, Milano 19993, p. 116]

    Io sono individualista, come credo tutte le persone che nascono e crescono in un clima portato, improntato e impostato all'individualismo.
    [In Volammo davvero (a cura di Elena Valdini), RCS Libri, Milano 2007, p. 9]

    L'anima ognuno se la salva come gli pare.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 63]

    Mi riesce un po' difficile convincermi che tutti possano aderire al mio punto di vista, che si trovino tutti sulla mia lunghezza d'onda, con tanta compattezza, senza che qualcuno dissenta.
    [in D. Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, terza edizione: 1999, pp. 70]

    L'aspetto più inumano della nostra società è che gli uomini valgono meno delle monete.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 137]

    La fatica di guardarsi allo specchio quella di dover corrispondere al ricordo migliore.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 53]

    Lo so, non sono un gran compagno di viaggio.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 167]

    Nell'arco della vita ci possono essere molte malattie guaribili, ma è la vita stessa che non è guaribile. E' una meravigliosa malattia inguaribile.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 168]

    Non si può avere tutto dalla vita: o la vita, o la compassione per la vita.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 127]

    Penso che chi fa la mia conoscenza rimanga sicuramente deluso. Perché non sono un atleta della parola, del dialogo, non sono allenato in tal senso, non faccio il politico né l'avvocato e quindi ho bisogno di riflettere per non dire delle sciocchezze. Se non rifletto, facilmente mi escono fuori dalla bocca dei luoghi comuni.
    [in D. Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, terza edizione: 1999, pp. 37]

    Per poter amare sono convinto si debba amare sé stessi e, nel caso del pianto, saper amare anche le proprie debolezze fino al punto di autocommiserarsi. Ecco, se si riesce a commiserarsi, si riesce a provar pena anche per il dolore altrui. E questo penso sia amore.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 150]

    Più che di questioni politiche, io mi sono sempre interessato di questioni umane.
    [in C. G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer Editori, Milano 19993, p. p. 91]

    Qual è la differenza tra un punto di arrivo e un punto di partenza? La fine della speranza nel primo caso, l'inizio della speranza nel secondo.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 124]

    S'è detto, s'è cercato di capire il motivo di certe mie asperità di carattere, di un mio scappare dalla gente, di una selvatichezza che mi rendeva antipatico e inavvicinabile. La verità è molto banale. Fin da piccolo avevo paura degli altri a causa del mio occhio sinistro. La mia palpebra soffriva di una forma di paresi, per cui mi pendeva sull'occhio chiudendolo più della metà. Questa imperfezione mi faceva sentire brutto, diverso, impresentabile. Ero arrivato al punto di credere che, se qualcuno mi guardava, lo faceva soltanto perché era stato colpito dal mio difetto. Un difetto che ha rovinato la mia vita fino all'età di trentacinque anni. Fino a quando, cioè, con una semplice operazione, ho rimediato a tutto. È stato, quello dell'occhio, un complesso gigantesco e terrificante, dal quale sono derivati quasi tutti gli altri che, più o meno, ancora oggi mi affliggono.
    [in E. Ferri, Il poeta è tornato, "Anna", 16 ottobre 1990]

    Si comincia a pensare al futuro quando il futuro si accorcia.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 169]

    Sono molto stanco, avrei proprio bisogno di morire.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 228]

    Sono vecchio. Non ho più voglia di stupire né desiderio di essere stupito.
    [Fabrizio De André, Sotto le ciglia chissà, Mondadori (Oscar Saggi), Milano 2018, p. 198]