• In poche densissime pagine Niezsche tratteggia il ruolo e l'importanza (la grandezza) di Talete. Leggiamo, in quanto autosufficiente, soltanto l'esordio del capitolo (il terzo) dedicato al "primo filosofo".
    La filosofia greca sembra aver inizio con un'idea inconsistente, la proposizione che l'acqua è l'origine e il grembo di tutte le cose. È davvero necessario soffermarci su questo punto e prendere un serio atteggiamento? Sì, e per tre motivi: primo, perché la frase asserisce qualcosa sull'origine delle cose; secondo, perché lo fa in guisa non immaginosa e senza favoleggiamenti; terzo, perché in essa, benché unicamente allo stato di metamorfosi larvale, è racchiuso il pensiero "tutto è uno". Il motivo indicato per primo lascia Talete ancora in compagnia dei religiosi e dei superstiziosi, il secondo lo snida invece da questa compagnia e ci mostra in lui il naturalista, il terzo motivo, però, fa di Talete il primo filosofo greco. Se avesse detto: dall'acqua viene la terra, avremmo soltanto un'ipotesi scientifica, fallace sì, ma tuttavia difficilmente confutabile. Egli invece andò oltre lo scientifico. Nella rappresentazione di questa idea di unità mediante l'ipotesi dell'acqua, piuttosto che superato, Talete ha oltrepassato, a dir poco, d'un balzo il basso stadio delle cognizioni fisiche del suo tempo. Le manchevoli e disordinate osservazioni di tipo empirico che Talete aveva fatto sull'apparizione e sulle trasformazioni dell'acqua, o più esattamente dell'umido, avrebbero consentito ben poco o tanto meno consigliato una siffatta generalizzazione; ciò che condusse a questa fu un articolo di fede metafisico che ha la sua origine in una intuizione mistica e che incontriamo in tutte le filosofie insieme ai sempre rinnovati tentativi di esprimerlo meglio - la proposizione "tutto è uno".1 [...]

    Friedrich Nietzsche, La filosofia nell'età tragica dei greci, XI, 14, [trad. di F. Masini], Liviana Editrice, Padova 1970, pp. 67-68.


    NOTE
    1 Il traduttore, Ferruccio Masini, sottolinea in nota la consonanza con le seguenti considerazioni di Hegel: "L'affermazione di Talete, essere l'acqua l'assoluto, o, come dicevano gli antichi, il principio, segna l'inizio della filosofia, perché in essa si manifesta la coscienza che l'essenza, la verità, ciò che solo è in sé e per sé, è una sola cosa. Si manifesta il distacco dalla percezione sensibile [...] e si ammette quindi che vi è un universale, ciò che è universalmente in sé e per sé, l'intuizione semplice e senza più elementi fantastici, il pensiero, che soltanto l'uno è" (G.W. Hegel, Storia della filosofia, La Nuova Italia, Firenze 1947, vol. I, pp. 197-198).