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          U ialle è cantète.
          Chhé aspèttese?
          Ièsse dafòre e zumpe:
          già nd'i strète
      5  di stu paise zinne c'è nu sòue   
          ca sànete i cichète.
    
    
    
          Il gallo ha cantato.
          Che aspetti?
          Esci di fuori e salta:
          già nelle strade
      5  di questo paesello c'è un sole   
          che guarsice i ciechi.
    
    
    [In Metaponto, Il Nuovo Cracas, Roma 1963, p. 55]

    COMMENTO
    Il secondo libro in dialetto di Pierro, Metaponto, si apre con questa breve "dedica", in cui il "tu" svolge una funzione conativa illimitata, in quanto il poeta si rivolge in realtà ad ogni ipotetico lettore, nonostante il richiamo diretto a Tursi ("paise zinne", cioè "piccolo paese").
    È in questi componimenti di breve respiro, in questi quasi epigrammi, che Pierro maggiormente dimostra la sua abilità espressiva. Il canto del gallo ad esempio, piuttosto che d'altro volatile canterino, rende bene il senso di una gioia improvvisa, di un'esplosione di euforia, quasi di un risveglio al ondo come qualcosa di nuovo e stupefacente. A quel canto una domanda e un invito del poeta danno il senso di un'adesione "ingenua", primordiale e totale, al sole, alla natura, a un ambiente non mitico ma miticizzato, non irreale ma quasi fantastico. Non è panismo, ma partecipazione intima alle bellezze e suggestioni della natura, rapporto non di annullamento psichico ma qjuasi di "ricambio organico". Occorre infine notare la maggior forza rappresentativa di quel "zumpe" rispetto all'italiano "salta": "zumpe" ha una gioia interna che manca al corrispettivo in lingua.