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    [Storia di un marinaio colto dal male del viaggio]
    
    
          Te ne vai ancora nel mondo
          Per il bene segreto dell'incertezza
          Sopra le tue assi ferite
          Da anemoni di ruggine ferrosa
      5  A mantenere dosi uguali
          Di alcool e di giusta ebbrezza
    
          Corpetti neri e cappellini grigi
          Decorano l'imbuto del corso che laggiù
          Formicola una storia lontana dai tuoi legni
    10  Spezzati nel fiato grosso dei flutti
          E brucia il desiderio stravagante
          In quell'umanità di cemento
    
          La lenta canzone dei battellieri
          Dalle sponde del Bosforo alle Piramidi
    15  Cancella quell'accenno di vite
          Lontane dalle rovine dei templi
          Sulle fiammelle di un estuario
          Armato a sfida del molo possente
    
          Con sguardo rapito torni a colpire
    20  La sfera accesa della luna
          Che cade con la sua lava intrecciata 
          Sulle pieghe dell'onda tremula
    
          E col senno del magico Cantore
          Indovini il modo di queste cadute
    25  Nel passo diverso della felicità
          Fra gli angoli uguali del porto
          Nell'odore largo di sfortuna
    
    
    A G.C., per la sua pazienza e per la sua attitudine inevitabilmente innata ad ascoltare gli altri.
    (IL CAVALIERE DELLA STIVA... Carlo B.)


    [Lirica inedita, febbraio 2005]

    Lettera all'autore, 16 Feb 2005

    Che onore, e che piacere vedermi direttamente dedicata una tua poesia!
    Tuttavia, l'"attitudine inevitabilmente innata ad ascoltare gli altri", che riconosco io stesso nella mia indole e che spesso è fonte di distillata (per quanto riflessa) sofferenza, non sempre mi aiuta a comprenderli, come tu credi generosamente...
    È vero che talvolta basta una scintilla per far scattare un incendio: ovvero, fuor di metafora, non sempre ma assai spesso è la conoscenza dell'occasione-spinta ad aprire la piena comprensione di un testo. Ma se l'occasione non ci appartiene - in quanto lettori, intendo - è così necessario capire tutto? La domanda è ovviamente retorica, e presuppone una risposta negativa. Si comprende essenzialmente ciò che si può, ma molto spesso soltanto ciò che si vuole.
    Abdul Bashur non solo è chiunque sia in viaggio alla ricerca di ciò che forse non c'è: in quanto ciò che un viandante o marinaio cerca non è un luogo, ma se stesso (e l'io è inesauribile). E dunque Abdul è "il" viaggio. E tu ed io, e tanti altri come noi, non siamo "in" viaggio, ma siamo "nel" viaggio, o "il viaggio stesso", come Abdul.
    Io dunque ti ringrazio per riconoscere in me (senza conoscermi personalmente) non l'apparenza ma la sostanza. Non la meta che mi propongo, bensì il mio procedere verso me stesso; e verso gli altri, ch'è forse il modo migliore per riconoscersi.
    GC