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          Povero fiore disteso fra i pastelli del diario
          Piccola tomba felice per non aver conosciuto il cancro
          Che strano vedere uomini correre verso la strage
          E l'occhio di bue del sole millenario
      5  Rosso passare sul dolce sapore del sangue nuovo
          Rosso piagato sulle scintille di carne
          Rosso miraggio nel fuoco a L'Avana
          Rosso deserto meriggio di Fata Morgana
    
          Mosche orbe mescolano torbide traiettorie
    10  In un'aria febbrile di gomma fiele di malaria
          Quanto sterile e doverosa è la preghiera in gola ai servi
          Quotidiana deferente infame fino alla nausea dei nervi
          Celebra un "magnificat" la Medicina Legale
          Sul ventre giallo e ruvido del Potere Letale
    15  Più in alto d'un ricordo ad ore un monumento  
          "Per il Dolore senza tempo questa pietra a lenimento"
    
          Da macellaio i signori cani sognano di me l'azoto
          Ma per questi ed altri Mali sono io a sognar di loro
          Io qui in braccio al diavolo con in gola il topo inquieto
    20  Sulla pece dai liquami naufragato per errore.
    
    
    [da Simulacra. Dicembre 2001]

    Lettera all'autore

    Tristemente bella la tua indignazione per l'infanzia offesa a Beslan. Offesa - al di là di ogni ideologia o partito preso, di ogni ipocrisia - non solo dai carnefici ma anche da chi ne ha (ne sta) determinando le gesta…
    Purtroppo, amico mio, "finché il Sole risplenderà sulle sciagure umane" accadranno tragedie simili a questa, più piccole o più grandi nell'entità, ma orribilmente simili nella sostanza.
    Ciò che fa rabbia è l'impotenza di chi vorrebbe "trasformare il mondo", eliminando guerre e ingiustizie e soprusi di vario genere, ed anche imbecillità meno tragiche ma potenzialmente pericolose come Il grande fratello o L'isola dei famosi, ed è quindi costretto a vivere in una dimensione non sua, in cui non riesce a riconoscersi nemmeno nella disperazione.
    La tua indignazione e la tua poesia meritano di essere diffuse, nella speranza che risveglino almeno qualche dormiente (non dico i per-sempre-morti alla vita).
    GC