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          Il riccio animale, meno male
          dirlo mi duole, è d'indole asociale;
          io riccio son pure d'avide
          pretese di glorie disattese.
    
      5  Notturno di abitudini,
          saturnino e solitario
          al mondo mi nascondo
          nel ricetto mio di letto
          su cui letargico m'alletto
    10  da ieri ad oggi volentieri.
    
          Il riccio è ipovedente,
          ma tutto annusa e di fino sente
          perfino gli insetti erranti
          sotterra muoversi in tanti.
    
    15  È un musone senza Musa,
          felice quindi nel manico non ciurla
          e ciula come un riccio.
    
          Il riccio è diffidente!
          Noto è il chiudersi a riccio,
    20  che spiccio zompa
          occhio per occhio
          dente per dente
          sulle quattro zampe e a molla
          s'impalla in palla d'acuti
    25  aculei, ricade poi colpendo
          ogni cosa più spinoso di una rosa,
          inattaccabile ed abile bile biliosa.
    
          Si pappa e si lappa il riccio
          le combriccole di lombrichi,
    30  sgranocchia insetti e ranocchie,
          lucertole strappa in lacerti
          e i nidicoli incerti e ridicoli,
          parrebbe alla vipera immune
          ma repente soltanto spezza il collo
    35  ad ogni serpente.
          Tutto gli scende nell'esofago,
          d'ogni umano ed artista
          non è meno saprofago.
    
          Pettinare un riccio
    40  è un qualcosa d'impossibile
          siccome la zàzzera s'àzzera
          e Tziteras o Mitzeras… *
    
          Nulla teme il riccio
          se non della volpe l'astuta
    45  zampata sul tartufo.
    
          Ai ricci piace andare facile,
          perciò le strade ne fan strage;
          sotto le ruote travolti
          vi finiscono in molti
    50  e sgnac, datemi un cognac. 
    
    
    * Tziteras o Mitzeras, brano di Demetrio Stratos da "Concerto dell'Elfo". Come spiega il grande, si trattava di un frammento di canto sacerdotale greco di 21 parole sulla storia di una cicala, ripetute in tre secondi e mezzo anche per mezz'ora, a velocità crescente, fino a causare un probabile stato di alterazione della coscienza (una droga povera, insomma). Nel momento in cui scrissi "La zàzzera s'azzera", ebbi ricordo appunto di Tziteras o Mitzeras.

    [Da Povertissement, Genesi Editrice, 2006]