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          Pizzomunno
          era un bel giovane pescatore,
          di vero amore
          lo amava Cristalda.
      5  La loro storia io vi narro
          per lungo e per estenso
          a cercarvi un senso.
    
          Pizzomunno pescava
          la seppia e la sardella
    10  con la nassa e il bertovello;
          Cristalda aspettava
          che la barca da sola
          non tornasse alla cala
          come funesta una canzone.
    
    15  In mezzo al mare azzurro
          Pizzomunno le sirene
          di sé fece innamorare.
          "Vieni" gli dicevano,
          "ti daremo l'amore
    20  come a Ulisse die' Calipso
          e vivrai senza morire mai".
    
          Pizzomunno,
          che però Cristalda amava,
          tricche e ballacche
    25  si negava alle baldracche
          di farinello puzzolente *.
          "Non me ne faccio niente
          di amor che non ricambio,
          ché a così scambio infelice
    30  vivrei come un morire eterno".
    
          Questo dice l'audace
          Pizzomunno
          in lieta sicurtà
          quando Natura **
    35  predace promette
          e ancora non smette
          di ingannarlo di giovane beltà
          senza un tarlo del pensiero.
    
          Cristalda aspettava,
    40  Pizzomunno pescava
          fino al giorno in cui le sirene,
          offese e poi furiose
          per non ricevere il suo bene
          e la calma del pene,
    45  dalla proda ghermirono
          la bella bionda annegandola.
    
          Pizzomunno di ritorno
          ovunque d'intorno
          la cercò inutilmente
    50  fino a uscirsene di mente.
          Pietrificato dal dolore
          fu Pizzomunno
          in quel noto monolite
          bianco e assaissimo cazzuto
    55  sulla punta più ad est
          oggi a Vieste nel Gargano.
    
          Si sgretolò
          anche l'isola di sua vita,
          tutto tornò
    60  nell'oceano del tutto
          con tutto rimescolato
          sotto l'impietosa regia
          del genoma e dell'entropia ***
          contro cui non resta
    65  che il racconto
          per lungo e per estenso
          a cercarvi un senso. 
    
    
    NOTE

    All'inizio di Vieste si erge un monolite alto circa 25 metri chiamato Pizzomunno, che è il simbolo stesso della cittadina garganica. Si racconta che al tempo in cui era solo un villaggio di poche capanne abitate da pescatori, vivessero a Vieste un giovane di nome Pizzomunno e una fanciulla di rara bellezza di nome Cristalda. I due giovani si innamorarono senza che nulla al mondo potesse separarli. Pizzomunno ogni giorno andava a pesca con la sua barca e le sirene si innamorarono di lui fino a offrirgli l'immortalità se lui avesse accettato di diventare il loro re e amante. Pizzomunno però amava Cristalda e rifiutò sempre la profferta. Una sera, mentre Cristalda attendeva sulla spiaggia il ritorno del compagno pescatore, le sirene, colte da un raptus di gelosia, la aggredirono e la trascinarono nelle profondità del mare. Al suo ritorno Pizzomunno la cercò invano. Il giorno dopo i pescatori ritrovarono il giovane pietrificato dal dolore nel bianco scoglio che porta ancora oggi il suo nome. La leggenda racconta ancora che ogni cento anni la bella Cristalda torna dagli abissi per raggiungere il suo giovane amante e rivivere per una notte sola il loro antico amore.

    * Farinello puzzolente (stinking goosefoot), Chenopodium vulvaria, dal greco chen, chenòs = oca, e poùs, podòs = piede, per la forma delle foglie, astate e spatolate. Vulvaria da vulva, perché in passato era usata nell'isterismo come antispasmodico. Sinonimi: brinaiola, connina. Pianta erbacea diffusa in tutta Italia, maggiormente in Puglia e Basilicata, dall'odore fetido di pesce marcio.

    ** Richiamo alla poesia "A Silvia" di Giacomo Leopardi: O natura, o natura, / Perché non rendi poi / Quel che prometti allor? Perché di tanto / Inganni i figli tuoi?

    *** Si invecchia perché alla natura non interessa quello che ci succede dopo l'età riproduttiva. Fa tutto per portarci a quella nelle condizioni psicofisiche ottimali e poi ci abbandona... a noi stessi, o meglio al processo casuale degli eventi... Esiste infatti a questo proposito una legge fondamentale di natura... il secondo principio della termodinamica che sancisce l'inevitabile, continuo aumento dell'entropia, cioè del disordine del mondo nel suo complesso... A noi piace l'ordine e la forma ordinata, alla natura il disordine e il mescolamento progressivo di tutto con tutto (Da "Il male, storia naturale e sociale della sofferenza" di Edoardo Boncinelli, Mondadori).


    [Lirica inedita, Vieste, Luglio 2008]