• Titti è una riflessione sulle contraddizioni di ognuno, specialmente in campo sentimentale. La protagonista è divisa da due amori, verso i quali si sente ugualmente attratta, forse per le loro personalità contrastanti. Si coglie il dualismo da sempre presente nella letteratura: da una parte la conna angelicata, modello Beatrice dantesca, tanto bella e perfetta quanto celeste e distaccata, dall’altra la donna sensuale, seducente e pagana, quasi tratta da una novella del Boccaccio. Non saranno gli autori a scigliere la contraddizione e la canzone si chiude col ritornello:

    Titti aveva due amori
    uno di cielo uno di terra
    di segno contrario
    uno in pace uno in guerra
    Titti aveva due amori
    uno in terra uno in cielo
    insomma di segno contrario
    uno buono uno vero.


    [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, pp. 121-122]


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    Una canzone d'amore folk con arrangiamento reggae, su una ragazza che non sa scegliere tra due amanti dai caratteri opposti.
    [Massimo Bubola, in Massimo Cotto, Fabrizio De André raccontato da Massimo Bubola, Aliberti, Reggio Emilia 2006, p. 61]


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    Serve un lato B a Una storia sbagliata e De André lascia anche stavolta l'incombenza maggiore al giovane Bubola che raffazzona una canzoncina, Titti, ispirata alla brasiliana Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado, romanzo scritto nel 1966 e reso popolare da Sonia Braga nella riduzione cinematografica del 1976 di Bruno Barreto. Una donna ama due uomini, finito. Le immagini in rima sono geometrie didattiche, al limite del risibile, empie se emesse dalla voce di De André: "Come due canne sul calcio del fucile / come due promesse nello stesso aprile / come due serenate alla stessa finestra / come due cappelli sulla stessa testa". De André è provato dal rapimento e lascia carta bianca a Bubola che ha scritto e scriverà passi deliziosi (come definire Hotel Supramonte e Don Raffaè?) ma spesso scivola in debolezze simili: "Io disegnavo ali, tu volavi / io costruivo chitarre, tu le suonavi / io mischiavo le carte, tu le giocavi / io annegavo nell'acqua, tu ci camminavi" (Doppio lungo addio, 1994) per disegnare incantevoli atmosfere in Niente passa invano, dove riconosce: "Rileggo e tutto mi sembra cenere / contrabbandata per poesia". La musica di Titti è adeguata alle parole, incolore, inodore. Nonostante il dramma personale di Fabrizio, il pubblico italiano non si fila il 45 giri, pubblicato da Ricordi, relegandolo al 78° posto della classifica del 1980. Ma attenti, appoggiate l'orecchio al binario: sta per arrivare l'Indiano.
    [Federico Pistone, Tutto De André, Arcana, 2018, p. 155]