• Il filosofo ignorante, pubblicato nel 1766, costituisce una vera e propria professione di modestia. In esso, infatti, Voltaire esprime il proprio scetticismo nei confronti delle grandi questioni metafisiche: l'essenza di Dio e dell'uomo, sui princìpi primi e sulle finalità dell'universo... Ne leggiamo alcuni passaggi significativi. Chi fosse interessato, può trovare una più ampia sintesi cliccando QUI.
    1. Primo dubbio
    Chi sei? Da dove vieni? Che fai? Che diverrai? Sono domande che si devono porre a tutte le creature dell'universo, a cui però nessuna risponde.

    2. La nostra debolezza
    Per ciò che concerne i princìpi primi, siamo tutti nella stessa ignoranza in cui eravamo nella culla.

    3. Come posso pensare?
    Ho interrogato la mia ragione; le ho domandato che cosa essa sia: questa domanda l'ha sempre confusa.

    7. L'esperienza
    Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l'esperienza.

    9. Limiti stretti
    La nostra intelligenza è molto limitata, così come la forza del nostro corpo.

    26. Del migliore dei mondi
    Correndo da tutte le parti per istruirmi, incontrai alcuni discepoli di Platone. "Venite con noi - mi disse uno di loro - siete nel migliore dei mondi". [...]
    Poiché però mi sentivo tormentato dai calcoli e soffrivo di dolori insopportabili, i cittadini del migliore dei mondi mi condussero al vicino ospedale. Cammin facendo, due di questi felici abitanti furono portati via da alcuni loro simili: vennero messi in catene, l'uno per qualche debito, l'altro per un semplice sospetto. Non so se venni condotto nel migliore degli ospedali possibili; ma sta di fatto che venni ammassato con due o tremila miserabili che soffrivano come me. [...]
    Quando mi ebbero affondato un ferro ben affilato nella vescica ed ebbero estratto qualche calcolo per questa via; quando fui guarito e non mi restò altro che qualche dolorosa scomodità per il resto dei miei giorni, feci le mie rimostranze alle mie guide; presi la libertà di dir loro che vi era del buono in questo mondo, dato che mi avevano estratto quattro sassi dalle mie viscere straziate; ma che mi sarebbe piaciuto ancor più che la mia vescica non servisse da passaggio. Parlai loro delle innumerevoli calamità e crimini che ricoprono questo eccellente mondo. Il più intrepido di loro, che era un Tedesco [Leibniz, ndr], mi disse che tutto ciò non era che un'inezia.

    29. Di Locke
    Dopo tanti insuccessi, stanco, spossato, vergognoso per aver cercato tante verità e aver trovato tante chimere, sono tornato a Locke, come il figliol prodigo che torna da suo padre; mi sono ributtato fra le braccia di un uomo modesto, che non finge mai di sapere ciò che non sa. [...] Egli mi conferma nell'opinione che ho sempre avuto, che nulla entra nel nostro intelletto se non attraverso i sensi.
    Che non abbiamo alcuna nozione innata.
    Che non possiamo aver l'idea né di uno spazio infinito né di un numero infinito.
    Che non penso sempre e che di conseguenza il pensiero non è l'essenza, ma l'azione del mio intelletto. [...]
    Che non posso avere un'idea positiva dell'infinito, poiché io sono finito.
    Materia e spirito non sono che parole; non abbiamo alcuna nozione completa di queste due entità. [...]

    51. Ignoranza
    Se voi mi dite che non vi ho insegnato nulla, ricordatevi che mi sono annunciato come un ignorante.

    Voltaire, Il filosofo ignorante [trad. di M. Cosili], Rusconi, Milano 1996, pp. 51-161.