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          Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
          ove trovino pace.
          Io son come loro,
          in perpetuo volo1.
    5    La vita2 la sfioro3
          com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo4.
          E come forse anch'essi amo la quiete,
          la gran quiete marina,
          ma il mio destino è vivere
    10  balenando in burrasca5. 
    
    
    [Giorni in piena, 1934]

    METRO
    Versi liberi (endecasillabi, senari e settenari.) Il tono cantabile è ottenuto tramite la ripetizione di moduli sintattico-ritmici, ed è particolarmente pronunciato ai vv. 3-5, legati da una rima baciata ("oro : sfioro", vv. 3-5) e da un'assonanza ("volo", v. 4).

    COMMENTO
    Pubblicata in rivista nel 1932, Gabbiani fu inclusa nel volume Giorni in piena (1934) e successivamente in Poesie (1942). La lirica è costruita interamente sul paragone tra l'io lirico e i gabbiani. Cardarelli è poeta estraneo alla moda simbolista ed ermetica tipica del periodo tra le due guerre: i versi di Gabbiani non sono analogici o intuitivi e non si basano su metafore ardite, ma propongono un paragone esplicito (il "come" è ripetuto per ben tre volte ai vv. 3, 6, 7) che si smorza solo nel finale, in cui la condizione del poeta è espressa attraverso l’immagine della tempesta marina.
    Similmente ai gabbiani, che paiono volare senza fermarsi mai, il poeta si sente condannato a "una vita randagia e disperata" (come ha detto il critico Carmine Di Biase), in cui la solitudine preclude qualsiasi forma di serenità stabile. Cardarelli sottolinea amaramente il divario tra le speranze di serenità ("la quiete marina", v. 8) e il tormento che lo condanna a una specie di intermittenza interiore. Come in una tempesta che illumina a tratti i gabbiani con la luce dei suoi fulmini, la vita del poeta è attraversata da improvvise accensioni, stimoli che subito, però, si spengono.
    L'apparente semplicità della poesia cela una costruzione originale giocata sul contrasto. L'argomento serio e malinconico è affrontato con un tono da filastrocca; le formule dubitative ("non so" v. 1, "e forse", v. 7) si contrappongono alla decisione con cui il poeta descrive se stesso ("io son come loro", v. 3; "il mio destino è vivere", v. 10). Questi elementi di contrasto, insieme alla mescolanza di uno stile medio e colloquiale con espressioni auliche e letterarie, rientrano nel carattere moderno del classicismo di Cardarelli.

    NOTE
    1 I vv. 3-5 possono essere considerati settenari riconoscendo la presenza di tre dieresi (convenzionalmente indicate con l'omonimo simbolo grafico) in "Ïo" (v. 3), "perpetüo" (v. 4), "sfïoro" (v. 5). Ma versi del genere, senza le dieresi, valgono come senari e presentano quindi un margine di ambiguità nel conteggio delle sillabe.
    2 La vita: è un esempio di quella che in linguistica si chiama dislocazione a sinistra, una costruzione tipica della lingua parlata basata sull’anticipazione di un elemento della frase (qui il complemento oggetto "la vita") poi ripreso da un pronome clitico. Oltre a marcare lo stile in senso colloquiale, enfatizza la parola "vita".
    3 la sfioro: non solo il poeta è destinato a "volare" senza posa, ma anche a non poter mai entrare veramente nella vita, limitandosi a "sfiorarla".
    3 acciuffare il cibo: durante la pesca i gabbiani calano sull'acqua, afferrano la preda appena sotto la superficie e riprendono subito quota.
    5 balenando in burrasca: l'allitterazione e il lessico particolarmente espressivo conferiscono alla chiusa una particolare energia, che contrasta con la musicalità dolce dei versi precedenti.