• 
    
           Fresce le mie parole ne la sera
           ti sien come il fruscìo che fan le foglie
           del gelso ne la man di chi le coglie
           silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta
      5   su l'alta scala che s'annera
           contro il fusto che s’inargenta
           con le sue rame spoglie
           mentre la Luna è prossima a le soglie
           cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
     10  ove il nostro sogno si giace
           e par che la campagna già si senta
           da lei sommersa nel notturno gelo
           e da lei beva la sperata pace
           senza vederla.
    
     15  Laudata sii pel tuo viso di perla,
           o Sera, e pe tuoi grandi umidi occhi ove si tace
           l'acqua del cielo!
    
           Dolci le mie parole ne la sera
           ti sien come la pioggia che bruiva
           tepida e fuggitiva,
           commiato lacrimoso de la primavera,
           su i gelsi e su gli olmi e su le viti
           e su i pini dai novelli rosei diti
           che giocano con l'aura che si perde,
     25  e su 'l grano che non è biondo ancóra
           e non è verde,
           e su 'l fieno che già patì la falce
           e trascolora,
           e su gli olivi, su i fratelli olivi
     30  che fan di santità pallidi i clivi
           e sorridenti.
    
           Laudata sii per le tue vesti aulenti,
           o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
           il fien che odora!
    
     35  Io ti dirò verso quali reami
           d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
           eterne a l'ombra de gli antichi rami
           parlano nel mistero sacro dei monti;
           e ti dirò per qual segreto
     40  le colline su i limpidi orizzonti
           s'incùrvino come labbra che un divieto
           chiuda, e perché la volontà di dire
           le faccia belle
           oltre ogni uman desire
     45  e nel silenzio lor sempre novelle
           consolatrici, sì che pare
           che ogni sera l'anima le possa amare
           d'amor più forte.
    
           Laudata sii per la tua pura morte,
     50  o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare
           le prime stelle!
    
    
    [Da Alcyone, 1903]

    METRO. Tre strofe di quattordici versi di varia lunghezza. Ad ogni strofa è intercalata una "laudazione" di tre versi. Il terzetto riecheggia il Cantico delle creature di san Francesco ed è composto da un endecasillabo, dal trisillabo "o Sera" associato a un dodecasillabo, e da un quinario.

    COMMENTO
    Composta nel 1899, la prima lirica dell'Alcyone (ovvero il terzo libro delle Laudi, uscito alla fine del 1903) si ispira simultaneamente al misticismo del Cantico delle creature di san Francesco e a quella sensualità sentimentale che rappresenta il carattere inconfondibile di D’Annunzio. Come in una lunga frase musicale, in ampi intrecci tematici di rime e di versi, variati con raffinata maestria, la voce monologante, quasi in preghiera, descrive nelle tre strofe la fine del pomeriggio, la sera e l'inizio della notte, e realizza nel fluire di immagini, sensazioni e stati d'animo una lenta metamorfosi dal paesaggio della natura a quello mentale.
    La dolcezza della sera sopravveniente, nel silenzio della campagna fiesolana, il trascolorare del cielo e dell'aspetto delle cose, le suggestioni che la natura trasmette, gli inviti ad ineffabili fantasie che essa suggerisce... sono resi dal poeta con una tale capacità di cogliere le più segrete rispondenze tra paesaggio e stato d'animo che, da un lato, rendono impossibile una trascrizione adeguata di questi versi in un linguaggio logico discorsivo (talmente rarefatto ed impalpabile è il loro contenuto) e, dall'altro, ne fanno uno dei risultati più alti della poesia dannunziana.
    Da notare fra l'altro che il rapporto di reciproca penetrazione, di osmosi tra l'autore e l'ambiente, tra stato d'animo e paesaggio, trova una sua soluzione poetica validissima nella personificazione della sera, nella riduzione cioò di un momento della giornata a dimensione umana: la sera dal "viso di perla", dalle "vesti aulenti", dai "grandi umidi occhi".