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          Dunque nulla di nuovo da questa altezza
          Dove ancora un poco senza guardare si parla
          E nei capelli il vento cala la sera.
    
          Dunque nessun cammino per discendere
      5  Se non questo del nord dove il sole non tocca
          E sono d’acqua i rami degli alberi.
          Dunque fra poco senza parole la bocca.
          E questa sera saremo in fondo alla valle
          Dove le feste han spento tutte le lampade.
    
     10  Dove una folla tace e gli amici non riconoscono.
    
    
    
    grande1 temporale
          per tutto il pomeriggio si è attorcigliato2
          sui tetti prima di rompere3 in lampi, acqua.
          Fissavo versi di cemento e di vetro
      5  dov'erano grida e piaghe murate e membra
          anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
          ora i tegoli battagliati4 ora la pagina secca,
          ascoltavo5 morire
          la parola d'un poeta o mutarsi
    10  in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
          sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
          parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso
          credo di non sapere più di chi è la colpa.
          Scrivi mi dico, odia
    15  chi con dolcezza guida al niente6
          gli uomini e le donne che con te si accompagnano
          e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
          scrivi anche il tuo nome. Il temporale
          è sparito con enfasi7. La natura
    20  per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
          non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.
    
    
    [In Poesia Italiana, 6 "Novecento", Gruppo Editoriale l'Espresso, Milano 2004, pp. 895-896]

    METRO
    Due strofe di versi liberi e di varia lunghezza.

    COMMENTO
    Lo scatenarsi di un temporale distrae il poeta, intento a tradurre una poesia di Brecht, dal suo lavoro. Egli osserva ora le tegole del tetto investite dalla tempesta ed ora quei versi, in cui sono racchiuse le grida degli "oppress" e le piaghe inferte loro dagli "oppressori". Ma ecco che quelle parole, che prima gli sembravano "di cemento e di vetro", forti e limpide, diventano morte, e la voce di Brecht si trasforma, diventa inattuale.
    Quell'epoca è ormai finita e oppressi e oppressori vivono gli uni accanto agli altri tranquilli, non si fanno più la guerra anche se tra loro resta un odio "cortese". Il poeta afferma di aver perduto egli stesso il senso del vecchio contrasto, di essersi arreso e di essere diventato un nemico degli oppressi ("Fra quelli dei nemici scrivi / anche il tuo nome").
    La constatazione provoca in lui un senso di smarrimento, e continuare a scrivere gli sembra inutile. Ma poi prevale la sua voce più intima, che lo incoraggia a scrivere e a odiare ancora, cioè a lottare, contro chi spinge verso obiettivi privi di valore ("guida al niente"), contro chi vuole addormentare le coscienze. Anche se la poesia non cambia il mondo, è necessario continuare a scrivere e fare sentire la propria voce: "La poesia / non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi".

    NOTE
    1 grande: forte, violento.
    2 attorcigliato: addensato.
    3 rompere: scatenarsi.
    4 battagliati: colpiti.
    5 ascoltavo: avvertivo.
    6 guida al niente: spinge verso obiettivi privi di valore.
    7 con enfasi: con grande fragore.