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          Or poserai1 per sempre,
          Stanco mio cor. Perì2 l'inganno estremo3,
          Ch'eterno io mi credei4. Perì. Ben sento,
          In noi5 di cari inganni6,
      5  Non che la speme, il desiderio è spento.
          Posa per sempre. Assai
          Palpitasti7. Non val cosa nessuna
          I moti8 tuoi, né di sospiri è degna
          La terra. Amaro9 e noia
    10  La vita, altro mai nulla10; e fango11 è il mondo.
          T'acqueta omai12. Dispera
          L'ultima volta13. Al gener nostro il fato
          Non donò che il morire. Omai disprezza
          Te, la natura, il brutto
    15  Poter14 che, ascoso15, a comun danno impera16,
          E l'infinita vanità del tutto17.
    
    
    [Canti, in Opere, a cura di Mario Fubini, UTET, Torino 1977]

    METRO
    Endecasillabi e settenari liberamente alternati e legati da tre rime in fine di verso ("sento / spento", vv. 3-5; "dispera / impera", vv. 11-15; "brutto / tutto", vv. 14-16), ma con sapientissimo gioco di assonanze e rime interne.

    COMMENTO
    Composto probabilmente a Firenze nella primavera del 1833, A se stesso è il componimento che, all'interno dei Canti, chiude il cosiddetto "ciclo di Aspasia", comprendente inoltre Il pensiero dominante, Amore e morte, Consalvo e Aspasia.
    A differenza degli altri quattro testi, questo si differenzia innanzitutto per lunghezza, proponendosi, con i suoi sedici versi, come uno dei più brevi dell'intera raccolta.
    In esso si esprime il momento forse più profondo della disperazione del poeta, che si congeda con questi pochi versi anche dal mondo delle illusioni, più volte dichiarate come l'unica essenziale ragione di vita. In questa poesia cade "l'inganno estremo", ossia l'ultima illusione: quella amorosa. Leopardi si riferisce molto probabilmente alla delusione sentimentale ricevuta da Fanny Targioni Tozzetti, di cui egli era vanamente innamorato.
    La poesia è divisibile in tre parti di cinque versi ciascuna, più il verso finale, ed è animata da una forte e ininterrotta tensione. generata dalle proposizioni brevissime (in un caso di un'unica parole: "Perì", al v. 3) e quasi prive di qualsiasi legame sintattico di coordinazione o subordinazione. Il lettore è così costretto a interporre continue pause nella pronuncia del testo, che assume un ritmo spezzato crescente, accentuato da forti enjambements ("Assai palpitasti", "non va cosa nessuna | i moti tuoi", "amaro e noia | la vita", "dispera | l'ultima volta", ecc.).

    NOTE
    1 poserai: riposerai. Ma "poserai" è più forte perché rende meglio l'idea dell'abbandono, ed è anche più freddo, impersonale: anche un oggetto si può posare.
    2 Perì: Svanì. Anche in questo caso Leopardi sceglie un verbo più forte; "perire", infatti, è un verbo che solitamente si usa per gli uomini, per cui la fine dell'"inganno estremo" provoca dolore quanto la morte di una persona.
    3 l'inganno estremo: l'ultima ilusione, cioè l'amore.
    4 Ch'eterno io mi credei.: che io credetti eterno ["l'inganno estremo"]. In teoria è qui possibile una duplice lettura. Se al "mi" si attribuisce un valore pleonastico (come accade ad es. nelle Ricordanze, vv 22-23: "che varcare un giorno / io mi pensava") è chiaramente il poeta che reputa l'inganno eterno ("ch'eterno io credei"). Lasciando invece al "mi" il suo significato la lettura diventerebbe "ch'eterno io mi credei", cioè sarebbe il poeta stesso a creder-si eterno. Chi optasse per questa seconda interpretazione potrebbe sostenere che essa è strettamente legata alla prima, nel senso che l'io del poeta si identifica con la propria illusione: ma sembra una lettura un po' forzata.
    5 In noi: in me e in te (rivolto al proprio cuore).
    6 cari inganni: dolci illusione. cari inganni: dolci illusione.
    7 Palpitasti: dolci illusione. Assai | Palpitasti: Molto hai sofferto.
    8 moti: emozioni, palpiti, sentimenti.
    9 amaro: amarezza.
    10 altro mai nulla: mai nient'altro, niente di diverso.
    11 fango: spregevole, come il fango; "fango" ha però un valore più potente perchè non è un pensiero, una reazione emotiva, ma un'immagine concreta.
    12 T'acqueta omai: Ormai calmati, riposati.
    13 Dispera / L'ultima volta: Rinuncia per sempre, definitivamente, ad ogni speranza.
    14 brutto / Poter: potere perverso.
    15 ascoso: nascosto, occulto.
    16 impera: domina, governa.
    17 del tutto: dell'universo, viene da dire; ma "universo" è riduttivo, perché il poeta non si riferisce solo a qualcosa di materiale, ma proprio a "tutto": e soprattutto alle illusioni e alle speranze.