• 
    
        E nella notte nera1 come il nulla,
    
        a un tratto, con fragor d'arduo2 dirupo
        che frana, il tuono rimbombò di schianto3:
        rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
    5  e tacque, e poi rimareggiò rinfranto4,
        e poi vanì5. Soave6 allora un canto
        s'udì di madre, e il moto7 di una culla.
    
    
    [Myricae, 1a 1891; edizione definitiva 1903]

    METRO
    Strofa di ballata piccola di endecasillabi, con schema metrico a; bcbcca (il primo verso staccato costituisce il ritornello, detto anche ripresa).

    COMMENTO
    Questa poesia è strettamente collegata a Il lampo, con cui presenta molti elementi in comune, a cominciare dalla struttura metrica e dallo schema delle rime, che sono identici.
    Entrambe le liriche sono costruite su un accostamento di sensazioni: qui essenzialmente uditive; là prevalentemente visive. E in entrambe le liriche la rappresentazione di un fenomeno naturale e la descrizione del paesaggio trasmettono i sentimenti del poeta. Rispetto all'altro testo, però, qui la conclusione contiene una notazione consolatoria: il canto di una madre che culla il proprio figlio ci riporta dentro quella casa (illuminata per un attimo dal lampo ma subito scomparsa) che rappresenta il simbolo degli affetti più vitali e profondi del poeta.

    NOTE
    1 nera: cupa, oscura.
    2 arduo: ripido, scosceso.
    3 di schianto: con grande forza.
    4 rimareggiò rinfranto: ritornò come un'onda smorzata.
    5 vanì: svanì.
    6 Soave: Dolce, lieve.
    7 moto: dondolio.