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          Oh! Valentino vestito di nuovo,
          come le brocche dei biancospini!
          Solo, ai piedini provati dal rovo
          porti la pelle de’ tuoi piedini;
    
      5  porti le scarpe che mamma ti fece,
          che non mutasti mai da quel dì,
          che non costarono un picciolo: in vece
          costa il vestito che ti cucì.
    
          Costa; ché mamma già tutto ci spese
    10  quel tintinnante salvadanaio:
          ora esso è vuoto; e cantò più d’un mese,
          per riempirlo, tutto il pollaio.
    
          Pensa, a Gennaio, che il fuoco del ciocco
          non ti bastava, tremavi, ahimè!,
    15  e le galline cantavano. Un cocco!
          ecco ecco un cocco un cocco per te!
    
          Poi, le galline chiocciarono, e venne
          Marzo, e tu, magro contadinello,
          restasti a mezzo, così, con le penne,
    20  ma nudi i piedi, come un uccello:
    
          come l’uccello venuto dal mare,
          che tra il ciliegio salta, e non sa
          ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare,
          ci sia qualch’altra felicità.
    
    
    [Canti di Castelvecchio, 1a edizione 1903]

    METRO
    Sei quartine in rima alternata con qualche figura retorica: ad esempio due similitudini ("come le brocche dei biancospini", v.2; e "come l'uccello venuto dal mare", v. 21) e un'elegante onomatopea: “Un cocco! / ecco ecco un cocco un cocco per te!“.

    COMMENTO
    Questa poesia, che fa parte dei Canti di Castelvecchio, ha un'apertura gioiosa, sottolineata da un ritmo rapido, enfatizzato dalle parole accentate al termine dei vv. 8, 14 e 22 ("cucì", "ahimè", "sa"). Tale gioia stabilisce un forte legame tra l'immagine del bambino, vestito a festa come i rami ("le brocche") dei biancospini in fiore, e quella dell'uccello "venuto dal mare" che, nell'ultima strofa, canta e saltella felice fra i rami del ciliegio.
    Il "magro contadinello" ha sopportato il freddo dell'inverno ("a gennaio... / tremavi, ahimè", vv. 13-14) ma ora, a marzo, possiede un vestito nuovo, procurato dalla mamma con i soldini incassati dalla vendita delle uova. Non ha però le scarpe, perché a primavera le galline hanno smesso di fare uova. Ma Valentino non si lamenta per questo: apprezza le sue nuove vesti, e il poeta ci descrive il suo stato d'animo con i versi che chiudono la poesia.