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          Padre, se anche tu non fossi il mio
          padre1, se anche fossi a me un estraneo
          per te stesso2 egualmente t'amerei.
          Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
      5  che la prima viola sull'opposto
          muro scopristi dalla tua finestra
          e ce ne desti la novella allegro.
          E subito la scala tolta in spalla
          di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
    10  Noi piccoli3 stavamo alla finestra.
    
          E di quell'altra volta mi ricordo
          che la sorella mia piccola ancora4,
          per la casa inseguivi minacciando
          (la caparbia avea fatto non so che).
    15  Ma raggiuntala che strillava forte
          dalla paura ti mancava il cuore:
          ché avevi visto te5 inseguir la tua
          piccola figlia e, tutta spaventata
          tu vacillante l'attiravi al petto,
    20  e con carezze dentro le tue braccia
          l'avviluppavi come per difenderla
          da quel cattivo che era il tu di prima.6.
    
          Padre, se anche tu non fossi il mio
          Padre, se anche fossi a me un estraneo,
    25  fra tutti quanti gli uomini già tanto
          pel tuo cuore fanciullo t'amerei.
    
    
    [da Pianissimo (1914), ora in L'opera in versi e in prosa, Garzanti, Milano 1999]

    METRO
    Endecasillabi sciolti, raggruppati in tre strofe di diversa lunghezza.

    COMMENTO
    La figura del "padre", come ha scritto egregiamento Elio Gioanola, "è in rapporto coi profondi processi psichici e ne riflette la sostanziale ambiguità, con le connotazioni di odio e amore che sono tipiche di ogni legame di tipo viscerale, non liberato in piena luce di coscienza; anche in questa composizione, così apparentemente affidata all'univocità dei buoni ricordi infantili, siamo al di fuori di ogni oleografia familiare e il padre, soprattutto nell'episodio della rincorsa fatta alla figlia spaventata e risoltasi con un abbraccio protettivo, appare come il gigante dispensatore del bene e del male, della pena e dell'assoluzione e, in definitiva, della vita e della morte".

    NOTE
    1 Padre... mio padre: la figura del padre, spesso presente in Pianissimo, ricorre anche in alcuni racconti di Sbarbaro e in varie prose di Trucioli, a riprova del ruolo importantissimo che essa gioca nell'immaginario e nella psicologia del poeta. Il forte enjambement sottolinea e rafforza il sintagma chiave "mio padre" e consente di aprire il v. 2 in anafora.
    2 per te stesso: il padre è ritenuto "degno d'amore" come persona in sé, al di fuori del vincolo di parentela.
    3 Noi piccoli: alcospetto del "gigante" con la scala in spalla, occupato a cogliere "la prima viola" sul muro di fronte.
    4 la sorella mia piccola: notare l'insistenza sulla connotazione del "piccolo", in un rapporto di totale dipendenza dal "gigante".
    5 avevi visto te...: in realtà il processo di sdoppiamento a cui è sottoposta la figura paterna riguarda la sensibilità del viglio, che proietta nel oadre la profonda ambivalenza di odio e amore.
    6 difenderla / da quel cattivo...: il dispensatore di paura (il "tu di prima") è anche colui che sa consolare. Nella figura della sorella il poeta rappresenta in realtà, o anche, la propria condizione.