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          Talor, mentre cammino solo al sole1
          e guardo coi miei occhi chiari2 il mondo
          ove tutto m'appar come fraterno,
          l'aria la luce il fil d'erba l'insetto,
      5  un improvviso gelo al cor mi coglie.
    
          Un cieco mi par d'essere, seduto
          sopra la sponda d'un immenso fiume3.
          Scorrono sotto l'acque vorticose,
          ma non le vede lui: il poco sole
    10  ei prende beato.
          E se gli giunge
          talora mormorio d'acque, lo crede
          ronzio d'orecchi illusi.
    
          Perchè a me par, vivendo questa mia
    15  povera vita, un'altra rasentarne4
          come nel sonno, e che quel sonno sia
          la mia vita presente.
    
          Come uno smarrimento allor mi coglie,
          uno sgomento pueril.
    20  	                        Mi seggo
          tutto solo sul ciglio della strada4,
          guardo il misero mio angusto mondo
          e carezzo con man che trema l'erba.
    
    
    [da Pianissimo (1914), ora in L'opera in versi e in prosa, Garzanti, Milano 1999]

    METRO
    Versi liberi con netta prevalenza di endecasillabi.

    COMMENTO
    Come ha scritto Elio Gioanola, "il testo rende conto di una vera e propria crisi di spersonalizzazione, con la conseguente perdita del senso di realtà e lo sgomento che deriva dal sentirsi del tutto sperduto in un limbo di inappartenenza". Il "gelo" che cala sul cuore del poeta è quello dell'angoscia che lo coglie avvertendo improvvisamente come estranea quella natura in cui tutto gli appariva "fraterno". Il poeta si sente smarrito come "un cieco": perciò egli si afferra alle piccole del suo "misero angusto mondo", ed accarezza l'erba con mano tremante, per l'apprensione di ricadere nella precedente sensazione di smarrimento.

    NOTE
    1 solo al sole: la paronomasia accentua il senso di solitudine e, insieme, il "rapporto totalizzante con la natura" (Gioanola).
    2 occhi chiari: gli occhi del poeta erano realmente chiari, ma ovviamente qui l'aggettivo indica la limpidezza dello sguardo gettato sulle cose.
    3 la sponda di un immenso fiume: metafora dell'essere (e del nulla).
    4 Mi seggo... sul ciglio: dopo la crisi di inappartenenza, il "ciglio della strada" diventa luogo familiare e rassicurante.