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          Talor, mentre cammino per le strade1
          della città tumultuosa solo,
          mi dimentico il mio destino d'essere
          uomo tra gli altri, e, come smemorato,
      5  anzi tratto fuor di me stesso, guardo
          la gente con aperti estranei occhi2.
          M'occupa allora un puerile, un vago
          senso di sofferenza e d'ansietà
          come per mano che mi opprima il cuore.
    10  Fronti calve di vecchi, inconsapevoli
          occhi di bimbi, facce consuete
          di nati a faticare e a riprodursi,
          facce volpine stupide beate,
          facce ambigue di preti, pitturate
    15  facce di meretrici3, entro il cervello
          mi s'imprimono dolorosamente.
          E conosco l'inganno pel qual vivono,
          il dolore che mise quella piega
          sul loro labbro, le speranze sempre
    20  deluse4
          e l'inutilità della lor vita
          amara e il lor destino ultimo, il buio.
          Ché ciascuno di loro porta seco5
          la condanna d'esistere: ma vanno
    25  dimentichi di ciò e di tutto, ognuno
          occupato dall'attimo che passa,
          distratto dal suo vizio prediletto.
          Provo un disagio simile a chi veda
          inseguire farfalle lungo l'orlo
    30  d'un precipizio, od una compagnia
          di strani condannati sorridenti.
          E se poco ciò dura, io veramente
          in quell'attimo dentro m'impauro
          a vedere che gli uomini son tanti.
    
    
    [da Pianissimo (1914), ora in L'opera in versi e in prosa, Garzanti, Milano 1999]

    METRO Endecasillabi sciolti, ricchi però di assonanze più che di rime, con un solo trisillabo, dal forte spessore semantico.

    COMMENTO
    La frenetica vita cittadina impedisce all'uomo di cogliere l'essenza della vita. Solo il poeta è in grado di estraniarsi dagli aspetti banali e sgradevoli della realtà ("facce consuete… facce ambigue…" ecc.) riuscendo ad osservarli con distacco, e quasi in stato di incoscienza ("come smemorato, anzi tratto fuor di me stesso, guardo / la gente con aperti estranei occhi", vv. 4-6) riesce a percepire all'improvviso l'inutilità dell'esistenza.
    L'andamento narrativo ("Talor, mentre cammino per le strade / della città tumultuosa solo, / mi dimentico…", vv. 1-3), i versi antimelodici, vicini alla prosa, i frequenti enjambement rendono spezzato il discorso e rispecchiamo formalmente quanto sia sofferto questo rendiconto sulla desolazione dell'esistenza.

    NOTE
    1 mentre... strade: quello del cammino tra la folla, in città, è un tema replicato il altri testi di Pianissimo.
    2 con estranei occhi: con sguardo distaccato.
    3 meretrici: prostitute.
    4 deluse: è l'unica eccezione agli endecasillabi e, così isolato, l'aggettivo assume una forte connotazione.
    5 seco: con sé.