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          Talora nell'arsura della via
          un canto di cicale mi sorprende1.
          E subito ecco m'empie la visione
          di campagne prostrate nella luce2…
      5  E stupisco che ancora al mondo sian
          gli alberi e l'acque,
          tutte le cose buone della terra
          che bastavano un giorno a smemorarmi3…
    
          Con questostupor sciocco4 l'ubriaco
    10  riceve in viso l'aria della notte.
    
          Ma poi che sento l'anima aderire
          ad ogni pietra della città sorda
          com'albero con tutte le radici,
          sorrido a me indicibilmente5 e come
          per uno sforzo d'ali i gomiti alzo6
    
    [da Pianissimo (1914), ora in L'opera in versi e in prosa, Garzanti, Milano 1999]

    METRO
    Versi liberi con netta prevalenza di endecasillabi.

    COMMENTO
    Si tratta dell'ultimo componimento di Pianissimo.
    Andando per le strade della città, il poeta viene "sorpreso" da "un canto di cicale", che gli evoca campagne assolate e gli suscita un senso di stupore al pensiero che esistano ancora "gli alberi e l'acque / tutte le cose buone della terra" delle quali si inebria. Ma l'illusione è di breve durata, e il poeta prende coscienza di appartenere completamente "ad ogni pietra della città", ove egli ha messo saldamente le sue radici. NOTE
    1 mi sorprende: poiché ritenuta una cosa impossibile a verificarsi dentro la città.
    2 prostrate nella luce: l'arsura cittadina si è trasformata in "luce", nella dimensione della campagna.
    3 smemorarmi: obliarmi di me stesso.
    4 stupor sciocco: quello della mente intorpidita dal vino, simile all'istupidimento provocato dal frenetico vivere cittadino.
    5 indicibilmene: con un senso di autocompatimento per l'impossibilità di evadere realmente dalla città.
    6 per uno sforzo...alzo: come a volersi, faticosamente, librare in volo.